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BREXIT: E ADESSO?

BREXIT: E ADESSO?

Pubblicato Ven 24 Giugno 2016 - 08:01 da La redazione Tag: Borsa

Oggi finalmente lo sappiamo: il Regno Unito ha votato per uscire dall’Europa che accusa quindi un grave colpo ed appare sempre più in crisi e frammentata. Un evento, questo, dall’impatto devastante sulla tenuta a lungo termine del “sogno” europeista, che per un sempre maggior numero di persone è diventato un incubo. Da cui scappare a gambe levate.


Inutile nascondersi dietro ad un dito: l’Europa è nata male dalle fondamenta, imposta sopra la testa della gente (qualcuno ci ha mai chiesto se volevamo l’Euro, se volevamo sottostare ai diktat della Germania per le nostre politiche?), decisa a tavolino da politici-burocrati che dovevano far quadrare i conti di casa loro a scapito degli altri.

 

Non di meno, l’assurdo è proprio rappresentato dall’UK, che di fatto ha goduto della concessione di poter stare mezza dentro e mezza fuori, mantenendo una politica monetaria autonoma e mantenendo la propria valuta, in barba alla Merkel.


Questo referendum non hanno fatto altro che sollevare il coperchio e mettere in chiara alla luce che se l’Europa non cambia, muore. E l’aspetto bizzarro è che il Paese che si è affrancato dal giogo è il Paese che meno ne aveva bisogno, avendo sempre fatto ciò che ha voluto.

 

E ora bisognerà affrontare l’onda lunga di questo voto, perché già l’Olanda è sul piede di guerra e vorrebbe seguire l’esempio del Regno Unito; e poi a seguire, a nostro modesto parere, l’elenco dei potenziali “secessionisti” si allungherà settimana dopo settimana. 

 

Dunque staremo a vedere quali saranno le conseguenze e gli strascichi che, sia nell’imminenza “umorale” del dopo-voto sia negli anni a seguire, produrrà questo esito referendario. E le conseguenze saranno, ovviamente, sia di natura politica sia di natura economico-finanziaria.

 

E, come sempre, in mezzo a queste tensioni si trovano le famiglie con i loro risparmi, il cosiddetto “parco buoi” come viene definito in modo dispregiativo (e che noi troviamo decisamente disgustoso, anche per il disvalore di cui è portatore) dalle istituzioni finanziarie, che si ingrassano alle spalle di chi non ha i mezzi per difendere il proprio patrimonio.

 

Molti ci chiederanno cosa fare adesso.

La nostra risposta non potrà che essere questa: qualunque cosa ci fosse da fare, era da fare prima.

Potrebbe suonare antipatico, o peggio dare impressione di supponenza; nulla di più distante dal vero. I portafogli dei nostri Clienti sono già da tempo (almeno da un paio di settimane abbondanti) in equilibrio per sopportare l’onda d’urto della Brexit. Tutti gli asset sono stati esaminati minuziosamente, sia uno per uno singolarmente sia nell’economia globale del portafoglio, con la priorità di bilanciare accuratamente le componenti di rischio e dove era prudente intervenire abbiamo suggerito di intervenire.

 

Sappiamo di risparmiatori che, giustamente preoccupati per un esito favorevole alla Brexit, si sono rivolti alla propria Banca, al proprio Private e hanno ricevuto rassicuranti pacche sulle spalle, grandi sorrisi, grande ottimismo, e nessuna strategia concreta per tentare di minimizzare (a monte!) l’impatto del voto.

 

Siamo fermamente convinti che oggi, più che mai, al risparmiatore non servano i tappeti rossi nelle sedi centrali dei Private, i brunch (termine orribile…), le cene di gala, il caffè con il cioccolatino…

Ai risparmiatori che hanno a cuore, seriamente, i risparmi di una vita serve riappropriarsi del proprio patrimonio, serve potersi fidare di una guida professionalmente preparata e intellettualmente onesta, serve affrancarsi dal “parco buoi” e investire seguendo un metodo e non in base gli umori o le necessità (di terzi…) legate a logiche di budget.

 

Studio Tomasini - Gotta - Demaria

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