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Rendimento Fondi: azionario europa a passo di carica

Rendimento Fondi: azionario europa a passo di carica

Pubblicato Mar 20 Febbraio 2018 - 22:52 da Walter Demaria Tag: Borsa

Dopo un mese di gennaio all’insegna del massimo di confidenza degli investitori verso i mercati azionari, con una crescita su base mensile piuttosto cospicua, nei primi giorni di febbraio i mercati azionari hanno vissuto un vero e proprio sell-off, tagliente e repentino. Se da un lato una correzione era ormai attesa visti i livelli di ipercomprato raggiunti, dall’altro lato questa dinamica violenta non era in preventivo e potenzialmente può modificare il quadro generale.

A inizio febbraio, la pubblicazione del dato USA sulla crescita media dei salari orari (+2,9% su base annua) ha visto come conseguenza un aumento del rendimento del T-Bond in area 2,80% e ad un generale sell-off sui mercati azionari. Dato poi confermato la scorsa settimana con la rilevazione sull’inflazione USA (superiore alle attese) che conferma un surriscaldamento dei prezzi. Così, gli investitori si sono “improvvisamente” preoccupati per le pressioni inflazionistiche potrebbero spingere la FED ad aumentare i tassi di interesse con maggiore frequenza e in misura maggiore del previsto.

A fine Gennaio l’appuntamento con la BCE non ha portato grandi novità, per lo meno in termini di comunicazione da parte di Draghi, il quale ha confermato tassi bassi ancora per diverso tempo. Tuttavia i rendimenti impliciti dei bond hanno proseguito a crescere, in pieno contrasto con le parole del Governatore, e questo si spiega col fatto che forse anche in Europa la dinamica inflazionistica è stata leggermente sottovalutata.

In questo quadro, i dati macro proseguono ad essere buoni, per cui in linea di principio a supporto di una ripresa dei mercati azionari, pur con le debite differenze tra aree geografiche e settori.

Il quadro generale pare essersi modificato, e anche se è ancora prematuro, potrebbe essere giunto il momento di valutare uno scenario alternativo a quello che qualifica il movimento di febbraio come correzione.

 

AREE GEOGRAFICHE E SETTORI: preferite Europa e giappone

 

A livello di aree geografiche, dopo un mese di gennaio 2018 in cui titoli azionari hanno realizzato un potente rally è lecito domandarsi quali mercati potrebbero avere – fermo restando che la correzione non si trasformi in inversione del trend – il potenziale migliore per il resto di quest'anno. Tra i principali mercati azionari globali, rimane interessante l’Europa, poiché i titoli europei sono scambiati maggiormente a sconto rispetto agli USA nell’arco degli ultimi 30 anni, per quanto possa ovviamente valere questa statistica, che ha un suo fondamento ma non è certo una garanzia di rialzo.

 

Rimaniamo ancora positivi sul Giappone, nonostante la correzione abbia colpito duramente anche questo mercato, poiché le condizioni economiche del Paese sono in miglioramento. Infatti, le esportazioni giapponesi verso Cina e Asia hanno raggiunto livelli record, e a gennaio il settore manifatturiero è cresciuto al ritmo più veloce degli ultimi quattro anni. Il rapporto tra occupazione e domande di assunzione è il migliore degli ultimi quarant’anni, stando almeno ai dati ufficiali.

Infine, se è anche vero che gli USA paiono in condizioni economiche sostanzialmente buone, non dobbiamo dimenticare quanto detto sopra in merito alla combinazione politica monetaria FED/inflazione, e non di meno con un’attesa di crescita degli utili societari prevista ad un livello insolitamente elevato del 16%, ci pare più che concreto il rischio che gli utili societari possano disattendere le previsioni, con ovvie conseguenze. Per questo motivo siamo ancor più cauti sull’azionario USA, pronti ad alleggerire/liquidare le posizioni in caso di particolari evidenze (in realtà qualcuna vi è già stata, e per questo abbiamo suggerito degli alleggerimenti nei giorni scorsi) da parte del nostro modello Trendycator. Infine, un dato statistico che impone la massima prudenza: le valutazioni del mercato azionario sono superiori alla media sulla base di diverse misure: ad esempio, il rapporto P/E dell’S&P 500 risulta di 1,3 deviazioni standard oltre la tendenza di lungo termine.

 

A livello di settori, data la previsione più accreditata di tre aumenti dei tassi da parte della FED in quest’anno, sarebbe saggio e sensato allocare il capitale sui segmenti azionari che tendono ad andare bene in periodi di contrazione della politica monetaria. Ad esempio, potrebbero essere favorite le società finanziarie – poiché ovviamente gli aumenti del tasso d’interesse di possono portare a maggiori margini di profitto; per converso, invece, i servizi di pubblica utilità saranno probabilmente penalizzati dagli aumenti dei tassi, poiché tali società hanno una capacità limitata di riversare sui consumatori i maggiori costi di produzione o i costi del servizio del debito. Su questi aspetti vi rimandiamo nel dettaglio della sezione “Barometro”, con le evidenze dell’Indice di Forza e il posizionamento del Trendycator.

 

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Infine, rimaniamo al momento positivi su alcuni settori legati alle materie prime (ad esempio energia e materiali di base), poiché com’è noto alla fine del ciclo espansivo sono le materie prime – in teoria – a guidare l’ultima parte del rialzo e certamente i prezzi delle commodities sarebbero destinate a salire qualora la produzione industriale dovesse impennarsi e se il Dollaro USA dovesse rimanere debole.

 

 

 

 

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