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BTP Futura: altro giro altra corsa

BTP Futura: altro giro altra corsa

Pubblicato Dom 07 Novembre 2021 - 21:13 da Stefano Bonini Tag: Borsa

Da domani fino a venerdì sarà possibile accaparrarsi la nuova emissione del BTP Futura.

 

Ha una durata di 12 anni e, come le precedenti versioni, ha la caratteristica di avere un tasso cedolare crescente nel tempo, i cui valori minimi saranno: 0,75% dal 1° al 4° anno; 1,25% dal 5° all’8° anno; 1,70% dal 9° al 12° anno.

 

La caratteristica di questo BTP è il “premio fedeltà” legato all’andamento del PIL italiano, premio riconosciuto in due tranche a chi tiene il titolo in portafoglio dall’emissione all’ottavo anno e fino a scadenza.

 

La prima parte del premio sarà infatti pagata alla fine dell’8° anno e sarà pari al 40% della media del tasso di crescita del PIL nominale italiano registrato in quei primi otto anni e potrà oscillare tra un minimo dello 0,4% e un massimo dell’1,2% lordo.

 

A scadenza, poi, sarà pagata la seconda parte del premio fedeltà che potrà arrivare fino al 4,8% e sarà la somma di due componenti: il 60% della media del tasso di crescita del PIL nei primi otto anni del titolo - con un valore minimo dello 0,6% e uno massimo dell’1,8% - e il 100% della media del tasso di crescita del PIL registrato dal nono al dodicesimo anno di vita del titolo - con un minimo dell’1% e un massimo del 3%.

 

Si, ma alla fine, il BTP quanto rende?

 

Ipotizzando lo scenario best, quello cioè in cui si riceve il massimo dei due premi fedeltà, il BTp Futura renderà l’1,68% lordo annuo che, tenendo conto della tassazione agevolata al 12,5% per i titoli di Stato, corrisponde a 1,47% netto.

 

Se lo confrontiamo con un BTP ordinario con scadenza simile (01/09/2033) quotato sul mercato, osserviamo un premium price del BTP Futura di 0,58% lordo annuo (netto 0,51%).

 

Il rendimento che viene offerto è dunque, nel migliore dei casi, superiore a quello dei BTp tradizionali.

 

L’investitore razionale però si chiede se lo 0,51% netto annuo sia o meno un rendimento interessante per un'obbligazione con scadenza così lunga, infatti otterremo questo premium solo tenendo il titolo fino a scadenza.

 

Ricordiamo infatti che le obbligazioni a tasso fisso sono sensibili all’andamento dei tassi d’interesse: se quest’ultimi salgono, il prezzo scende e quello delle obbligazioni con scadenza lunghe lo fa ancor di più.

 

Il rischio è dunque di subire una “perdita” in caso di vendita prima della scadenza.

 

Con buona pace di Christine Lagarde, il rischio è tutt’altro che teorico, visto che oggi i tassi hanno già iniziato a rialzarsi e sono destinati a seguire questa tendenza anche nei prossimi mesi.

 

Pertanto l’opzione migliore sarebbe quella di tenerlo fino a scadenza, ma ha senso “immobilizzarsi” per 12 anni per uno 0,51% netto anno?

 

Se i tassi dovessero davvero aumentare significa rinunciare alla possibilità di sfruttare nuove opportunità, forse più interessanti.

 

Cosa fare?

 

Da un mero punto di vista finanziario, ci si aspetta sempre un premium price più alto a fronte di una scadenza lunga e con prospettive al rialzo dei tassi, però è anche vero che da un punto di vista di risparmio, e non di investimento, è ben più redditizio di un conto di deposito.

 



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