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Interpump: questa volta prenderà il via?

Interpump: questa volta prenderà il via?

Pubblicato Dom 18 Ottobre 2020 - 12:16 da Ilaria Ferrari Tag: Borsa

Il Gruppo Interpump, nato nel 1977 nel cuore dell’Emilia e quotato a Piazza Affari dal 1996 (da giugno 2020 è nel FTSE MIB), è leader mondiale nella produzione di pompe a pistoni ad alta/altissima pressione (market share a livello mondiale oltre il 50%) e uno dei principali gruppi operanti sui mercati internazionali nel settore dell'oleodinamica.

 

I tratti distintivi? Innovazione continua e forte internazionalizzazione.

 

Interpump è cresciuta a suon di acquisizioni (oltre 40 dall’IPO) e oggi è una multinazionale presente in tutto il mondo (il Gruppo ha impianti produttivi in Italia, negli Stati Uniti, in Germania, in Spagna, in Francia, in Portogallo, in Cina, in India, in Brasile, in Bulgaria, in Romania, in Canada e in Corea del Sud).

 

Dal 2003 può vantare la presenza nella sua compagine azionaria della TIP di Giovanni Tamburi, un biglietto da visita che parla da solo.

 

E infatti guardate che conti…

 

Il tasso di crescita medio annuo composto (CAGR) dei ricavi tra 2008 e 2019 è pari al 29%. La marginalità è aumentata addirittura più velocemente: nello stesso periodo il CAGR dell’EBITDTA è del 33% e quello dell’utile netto del 41%.

 

 

Il ROE è stabilmente sopra il 10% dal 2011.

 

 

L’indebitamento è cresciuto in termini assoluti, ma è una tendenza da considerare fisiologica per un’azienda in forte espansione. Quello che conta ai fini della solidità finanziaria è invece il rapporto di leverage, in netta diminuzione dall’1.28 del 2008 allo 0.4 del 2019.

 

 

I risultati del primo semestre 2020 sono stati penalizzati dagli effetti della pandemia Covid 19, ma tutto sommato Interpump ha tenuto botta.

 

Il commento del Presidente Fulvio Montipò: “Nella prima metà dell’anno, l’effetto della pandemia sul fatturato è stato moderato dalle recenti acquisizioni [ricavi -9.1%]; Interpump ha confermato la solidità della propria struttura reddituale e l’eccellenza del margine EBITDA [21.8% delle vendite]. Ridotto l’indebitamento netto [-46.8 milioni] con una riduzione virtuosa del circolante.”

 

Nelle settimane successive alla chiusura del semestre, secondo quanto riportato dallo stesso Gruppo, si è registrata una ripresa degli ordinativi, che se confermata nei prossimi mesi potrebbe essere indicativa di un ritorno verso normali livelli di business. Possiamo quindi dire che vige un cauto ottimismo rispetto al futuro.

 

Ma passiamo ora all’analisi del grafico di Interpump Group.

 

La comunicazione dei dati del secondo trimestre 2020, superiori alle stime di consenso degli analisti sebbene in flessione rispetto al 2019, ha spinto il titolo a rompere un’importante resistenza (31.08) che costituiva il limite superiore di un movimento laterale in atto da quasi tre anni e mezzo.

 

Tuttavia, è bene ricordare che negli ultimi anni per ben due volte Interpump ha disegnato dei falsi breakout, uno al rialzo e uno al ribasso.

 

Questa volta, però, il titolo ha proseguito la corsa rompendo un altro massimo relativo (32.16) e poi, il 12 ottobre, il massimo storico (33.62).

 

 

 

Il breakout del massimo storico è stato esplosivo sia nel prezzo (il 12 ottobre il titolo ha fatto +7.11%) sia nei volumi. E così anche i fedeli lettori dell’Indipendente di Borsa, seppur rimasti scottati dagli ultimi due trade su Interpump, sono stati “costretti” ad entrare sui nuovi massimi.

 

Nei giorni immediatamente seguenti, però, il titolo ha lasciato sul terreno circa il 3% (salvo poi recuperare l’1.81% il 16 ottobre).

 

Ora… la logica del breakout è del tipo “o la va o la spacca” (è raro che un breakout che non va da nessuna parte poi diventi profittevole nel medio periodo) e, quindi, se ragionassimo in modo ultraortodosso, dovremmo metterci l’anima in pace: quello su Interpump sarebbe da considerare un trade già perso.

 

Tuttavia, sul grafico ci sono anche dei segnali incoraggianti che non devono illudere, ma nemmeno far perdere le speranze.

 

  1. 1) Dopo una “scalata” come quella del 12 ottobre è nell’ordine delle cose che il titolo si fermi qualche giorno a “tirare il fiato”.

 

2) Il 15 ottobre è stata una giornata da dimenticare per Piazza Affari (-2.77%) a causa dello spettro di un nuovo lockdown. Interpump, dopo aver perso oltre il 2.5%, è riuscita a recuperare e chiudere a -1.10%. Il ribasso, probabilmente, è stato visto come una opportunità di acquisto.

 

3) Conferme in questo senso sono arrivate dalla giornata di venerdì 16 ottobre, in cui Interpump ha chiuso a +1.81% (contro il +1.70% del FTSE MIB) con volumi record.

 

Ora il primo test è in corrispondenza dell’ultimo massimo (35.66), molto dipenderà dalla situazione sul fronte Coronavirs... non ci resta che stare a vedere.



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