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MPS e Unicredit: tra antichità e internazionalità

MPS e Unicredit: tra antichità e internazionalità

Pubblicato Lun 11 Gennaio 2021 - 15:00 da Stefano Bonini Tag: Borsa

I destini, e i corsi azionari, della banca più antica e di quella più internazionale sembrano legati, entrambe settimana scorsa, all’intensificarsi delle voci di una possibile fusione, hanno registrato performace al rialzo.

 

Unicredit è passata da 7,5€ di lunedì mattina a quasi 8,20€ della chiusura di venerdì e Montepaschi è passata passando da 1.04€ di lunedì mattina a 1,14€ alla chiusura di venerdì.

 

Oggi hanno invece aperto entrambe in negativo, a seguito dei rumors di qualche azionista di Unicredit, ma andiamo per ordine.

 

MPS è detenuta dal Tesoro e a stretto giro dovrebbe fare un aumento di capitale stimato in circa 2,5/3 miliardi di Euro ed ecco che da qualche tempo il Ministro Gualtieri cerca di combinare un matrimonio con una banca grande e solida capace di poter sostenerla.

 

In questo possibile Risiko anche l’amministratore delegato di Unicredit, sempre contrario ad aggregazioni, ha lasciato il passo.

 

Secondo fonti vicine al Dossier MPS, alcuni azionisti di peso, come Leonardo Del Vecchio, la Fondazione CariVerona e la Cassa di Risparmio di Torino, si sarebbero opposti in merito alla possibile acquisizione di MPS, obiettando principalmente il costo dell’operazione sia per le cause legali (ipotesi 10 miliardi) sia per la zavorra dei crediti deteriorati (14 miliardi).

 

In quest’ottica il governo sta cercando di ripulire MPS per renderla più appetibile coinvolgendo AMCO (Società del Ministero stesso) per l’acquisizione dei crediti deteriorati e Cassa Depositi e Prestiti per la cessione delle cause legali allo scopo di rendere MPS sempre più appetibile.

 

Tra gli analisti è opinione comune che l’operazione tra le due banche si farà solo nel caso si realizzino due importanti condizioni: nomina di un nuovo AD “amico” e azzeramento dei costi di integrazione per Unicredit.

 

In questo scenario di incertezza Guido Bastianini, l’AD di MontePaschi, che di banche in crisi se ne intende essendo stato anche AD di Carige, sta comunque preparando il nuovo piano industriale della Banca in ottica Stand Alone, ma sembra evidente che le decisioni chiave della banca non si prendano più dalle parti di Piazza del Campo.    



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