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Strategie di trading in opzioni

Strategie di trading in opzioni

Pubblicato Mar 03 Maggio 2016 - 07:18 da La redazione Tag: Borsa Opzioni

Strategie di trading in opzioni: la semplicità paga

Nel campo delle strategie di trading in opzioni non è difficile imbattersi in decine e decine di pagine di payoff e di nomi a volte strani, ancorché semplici etichette che servono agli opzionisti per lo più a sapere di cosa si stia parlando.

Non è infrequente sentir parlare anche di greche e di altri paroloni come delta hedging, coperture dinamiche, skew di volatilità diretto  e invertito, e via dicendo. Concetti importanti e utili, certo, ma che spesso tendono a complicare inutilmente una materia che già tanto semplice non è. Perché a dispetto di tanti articoli e libri che cercano di farla facile, la materia delle strategie di trading in opzioni è effettivamente abbastanza complessa. Fondamentalmente perché non basta sapere cosa siano una put o una call e capire il payoff di una loro combinazione per potersi buttare nelle strategie di trading in opzioni in modo profittevole.

Ciò non significa che non si possano trovare strategie semplici ma efficaci, ma che per trovare qualcosa di semplice e che funzioni potreste metterci anni.

 

Strategie di trading in opzioni: la vendita è efficace, ma richiede competenza

Uno dei pilastri delle strategie di trading in opzioni è che il comportamento statisticamente più premiante è la vendita allo scoperto senza coperture; ma bisogna anche sapere che si tratta dell’operatività più rischiosa in assoluto, che quindi va messa in opera con cautela e con una piena consapevolezza sia dei rischi a cui espone che delle contromisure che è possibile mettere in atto nelle varie situazioni che potrebbero manifestarsi.

Una delle combinazioni più diffuse, lo short strangle, consiste nella vendita simultanea di uno stesso numero di call e put sullo stesso sottostante e con la stessa scadenza. I due strike possono anche essere coincidenti, nel qual caso si parla di short straddle. Entrambe le strategie permettono di conseguire profitti elevati in un elevato numero di casi, ma tendono, se non correttamente gestite, a produrre perdite tali da azzerare i profitti di molti mesi precedenti in un solo colpo, allorquando si manifesti uno dei cosiddetti eventi di coda (eventi a bassa probabilità, ma dagli effetti devastanti) che i mercati ci mostrano ormai sempre con maggiore frequenza, purtroppo.

E anche laddove il rischio venga gestito è necessario essere mentalmente preparati ad affrontare perdite saltuarie ma di entità tale da poter azzerare il lavoro di qualche mese positivo precedente. In sostanza per fare correttamente trading in opzioni bisogna prepararsi mentalmente ad accettare una durissima legge: le perdite possono essere rare, ma il loro valore medio tende ad essere ben superiore al profitto medio delle operazioni positive. Una legge che però non esclude affatto la possibilità di risultare vincenti nel lungo periodo, come vi dimostrerò a breve con i risultati di una strategia reale. Prima di procedere oltre dobbiamo però aggiungere ancora un breve passaggio concettuale.

 

Strategie di trading in opzioni: come ridurre il rischio

In generale il rischio delle strategie di trading in opzioni come lo short strangle o straddle può essere gestito in due soli modi: o in corsa, mediante metodologie di copertura dinamica (vedi ad esempio il delta hedging), oppure a priori, mediante acquisto di opzioni con strike maggiormente lontani dal prezzo iniziale del sottostante. Uno short straddle diventa così una butterfly, uno short strangle diventa un condor.

Il primo metodo, la gestione in corsa, è abbastanza da specialisti, nel senso che presenta criticità di varia natura, che richiedono una grande esperienza per poter essere affrontate e gestite nel modo migliore possibile. Il secondo metodo è più semplice, alla portata di tutti.

Le opzioni acquistate a protezione sono utili sotto almeno due punti di vista: il primo è che limitando il rischio massimo monetario della strategia, qualsiasi cosa succeda, permettono di limitare la quantità di denaro da impiegare per la messa in opera della strategia stessa, che non esponendo il trader a rischi variabili non richiede marginazione. Il secondo è che limitando il rischio si riduce anche lo stress.

 

Strategie di trading in opzioni: non è facile coniugare la gestione del rischio con la redditività

Sfortunatamente l’esperienza insegna che le butterfly e i condor possono risultare efficaci in molte fasi di mercato ma non in tutte, a meno di non introdurre almeno tre elementi integrativi: la formulazione di una strategia sistematica di ingresso, l’applicazione di un filtro che inibisca l’apertura di uno dei due lati della strategia (o al limite anche di entrambi i lati) quando non ci sono le condizioni giuste, e l’implementazione di una politica di stop loss.

E a parlare di stop loss nell’ambito delle strategie di trading in opzioni si sollevano rivolte popolari. Purtroppo ci sono alcuni problemi nell’applicazione di politiche di gestione del rischio, è vero, ma è possibile dimostrare che l’utilizzo di uno stop ragionato, applicato pur consapevoli di poter essere eseguiti a prezzi poco convenienti, lasciando alla controparte qualche manciata di euro tutte le volte, produce risultati migliori rispetto alla mancata applicazione dello stop stesso. Una cosa è certa: non ci si può fidare di uno stop loss automatico, quindi bisogna stabilire una condizione di uscita che permetta di mettersi comodi davanti al monitor alla ricerca di prezzi a cui si possa uscire limitando i danni. Nel backtest di strategia che vi presento tra poco, all’apertura delle posizioni sono stati considerati prezzi reali di mercato maggiorati del 10% sugli acquisti e ridotti del 10% sulle vendite, mentre in caso di stop loss si sono considerati prezzi peggiorati del 20%, verso l’alto dove si deve comprare, verso il basso dove si deve vendere.

 

Risultati di una strategia di trading in opzioni sistematica

Il setup operativo è rappresentato da un filtro proprietario che decide in modo arbitrario se lasciar aprire una nuova posizione all’inizio di un mese di lavoro oppure no; se il filtro non permette di aprire la posizione nei primi giorni del mese di lavoro può a volte farla aprire con un ritardo di qualche giorno; tutto sempre comunque in modo codificato.

La strategia è a rischio chiuso, nel senso che prevede vendite e acquisti simultanei, limitando dunque il rischio a livelli massimi predefiniti ogni volta. Inoltre prevede uno stop loss da applicarsi all’intera struttura di call o di put (dipende da quale dei due lati è stato minacciato) in caso si manifestino due prezzi di chiusura di giornata del sottostante oltre lo strike venduto.

Una strategia di trading in opzioni semplice, se volete, ma che ha richiesto quattro anni di lavoro per la definizione del filtro in apertura, e una attenta analisi di rischio e rendimento comparati in funzione di molteplici strategie di gestione delle posizioni aperte, che ha portato alla formulazione di un set preciso di regole operative. Il risultato è l’equity line che potete vedere alla figura seguente:

 

 

 

 

Focalizzate l’attenzione sulla parte finale della curva: il mese di febbraio 2016 ha prodotto una perdita tale da annullare il lavoro di quattro mesi. Si tratta di una caratteristica ineliminabile delle strategie di trading in opzioni come queste. Se non si è disposti ad affrontare il rischio di piccole tempeste come queste, sapendo che poi tornerà il sereno, è meglio non fare trading in opzioni. Quando si fanno test in continuo per migliorare la propria strategia alla fine si arriva alla conclusione che questa è la minestra che passa il convento e quindi bisogna adeguarsi a questo profilo di rischio. Se si parte da questo concetto non esistono equity migliori delle altre, esiste un approccio con i suoi inconvenienti inevitabili e con i suoi vantaggi.



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