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La borsa americana davvero festeggia i pessimi dati sull’occupazione?

La borsa americana davvero festeggia i pessimi dati sull’occupazione?

Pubblicato Lun 10 Maggio 2021 - 18:07 da Stefano Bonini Tag: Borsa

Venerdì i dati sulla disoccupazione americana relativi ad aprile hanno fatto registrare 266 mila nuovi occupati mentre le aspettative degli analisti erano di almeno 1 milione.

 

Il dato sulla disoccupazione americana è storicamente molto atteso dai mercati perché rappresenta un importante indicatore sullo stato dell’economia, e invece di flettere il DJ e lo S&P 500 hanno fatto registrare nuovi massimi e il Nasdaq ha virato in positivo dopo più di una settimana di vendite.

 

In uno scatto di protagonismo ho pensato che qualche amico a Wall Street stesse festeggiando il mio compleanno, poi sono tornato alla realtà e ho realizzato che invece stavano solo festeggiando il “pessimo” dato sull’occupazione.

 

Il motivo sembra semplice: in questo momento storico i mercati finanziari si comportano in maniera anti-ciclica rispetto all’economia, perché se un importante indicatore dell’economia reale è molto sotto le aspettative, Banca Centrale e Governo non potranno ridurre le manovre a sostegno dell’economia, cosicché il tanto annunciato aumento dei tassi si sposta in avanti.

 

Analizzando i dati del Bureau of Labor Statistics (l’ufficio di statistica del lavoro degli USA) emerge però una verità sull’occupazione: meno del 7% dei disoccupati americani sta effettivamente cercando un lavoro.

 

Parlando con qualche amico oltreoceano è apparso tutto più chiaro, da un punto di vista industriale gli stimoli all’economia stanno funzionando, ma questo non si trasmette all’occupazione perché chi guadagna meno di 32-35 mila dollari preferisce prendere i sussidi federali piuttosto che accettare un impiego.

 

Mi sono allora ricordato che i mercati avevano una dinamica simile una quindicina di anni fa e che, nonostante gli importanti livelli di disoccupazione, i consumi crescevano perché sostenuti da un “facilitato” accesso al credito.

 

A quel tempo ero studente alla Georgetown University ed ero rimasto colpito da tale facilità, tant’è camminando per il campus avvenenti ragazzi e ragazze offrivano la sottoscrizione di carte di credito con importanti plafond anche a poveri studenti stranieri come me.

 

Questo succede perché, in un momento di aspettative inflazionistiche, l’euforia dei mercati finanziari si riverbera su quelli creditizi portando le banche ad abbassare gli standard per l’accesso al credito, sia per le imprese sia per le famiglie, così come riportato dal Senior Loan Officer Opinion Survey on Bank Lending Practices della FED del mese di aprile.

 

Considerando l’entusiasmo dei vaccini, delle riaperture e che in estate difficilmente si fanno le rivoluzioni, potremmo aspettarci mercati positivi o almeno stabili anche questo trimestre e forse anche il prossimo.



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