Nessun atterraggio morbido, dunque?
Dire che i “soft landings” nella storia, in seguito ad aumenti di tassi di interesse, siano stati rari è esser generosi.
Tra i precedenti 12 cicli di inasprimento, l’unico vero atterraggio morbido è stato quello dell’83-’84: allora però l’economia aveva appena superato ben due recessioni.
Tra il 1961 e il 1966, invece, i tassi sono aumentati costantemente senza alcuna flessione, fino a che nel 1970 c’è stata una recessione.
Questo il bilancio: 9 volte su 12 dagli anni ‘50, quando la Fed ha inasprito la propria politica monetaria, si è andati incontro ad una recessione.
Discorso non troppo diverso sul fronte UK (seppur leggermente meglio), circa la metà delle campagne di aumento dei tassi della BOE dagli anni ‘50 si sono concluse con una flessione dell’attività economica.
L’idea ottimistica che l’economia possa essere rallentata senza incidere sull’occupazione e sui salari risulta poco supportata dai dati. A dirla come Sindreu: “I responsabili delle istituzioni sembrano spesso dare spiegazioni in stile anni ‘60, secondo le quali il raffreddamento del mercato del lavoro è visto come un passo necessario”.
Se le condizioni “reali” di ognuno rimanessero esattamente le stesse, dopo una manovra di questo tipo, vorrebbe dire che la politica monetaria non funziona. Una crescita del credito più debole, prezzi degli asset più bassi o un clima economico più cupo, qualcosa dovrà accadere.
Che si allaccino bene le cinture, dunque. Non è previsto alcun atterraggio morbido e, qualora ci fosse, non sarà merito delle banche centrali.
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