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Chi non risica non rosica: bonds della categoria A

Chi non risica non rosica: bonds della categoria A

Pubblicato Sab 29 Ottobre 2016 - 18:07 da La redazione Tag: Borsa Obbligazioni

In questo nostro appuntamento sui bond abbiamo condotto sul nostro database un esercizio particolare a beneficio di quei nostri lettori che sono particolarmente avversi al rischio: abbiamo infatti interrogato il database e gli abbiamo detto di mostrarci ordinati per I-Spread (ovvero tasso di rendimento meno tasso free risk per la scadenza corrispondente) tutti i bond della classe A (che corrisponde ad uno ETSI inferiore o uguale a 200). Ovviamente si tratta di un ranking che non è un buy ma serve a quei lettori più professionali per capire quali e quante obbligazioni mettere in portafoglio.

 

Pubblichiamo di seguito l’elenco dei primi 10 bond quotati su MOT o TLX o HIMTF ordinati per I-Spread decrescente (comunque il lettore trova anche i più comune YTM). Sono tutti bond in euro e con cedola annuale.

 

 

Al primo posto troviamo una obbligazione di BNP Baribas subordinata tier 2 scadenza 17 febbraio 2025 e quindi con una elevata componente di rischio. L’obbligazione non scambia quasi mai e quindi al rischio di insolvenza aggiunge un rischio intrinseco di illiquidità. Da evitare, anche se “teoricamente” offre ben 181 punti base rispetto al free risk. Sotto il profilo fondamentale BNP ha chiuso il 2015 con un ROE al 7% dopo anni burrascosi. L’azione è secondo il nostro modello vicina ai prezzi di fair value anche se molte investment bank sono buy.

 

Al secondo posto, al quarto al quinto troviamo obbligazioni della VolksWagen, società le cui azioni sono  leggermente sottoquotate in Borsa (fair price 150 contro una quotazione di circa 130), ma come i lettori sanno siamo sempre scettici di queste sottoquotazioni su titoli molto liquidi e soprattutto quando sono sottoquotazioni del 10 o del 20%. La società ha presentato un bilancio 2015 con un ROE negativo per 1,54% e con un ROI negativo per 3,11%. Solo il 29% delle investment bank sono buy o outperform, i Sell sono il 17%. Si tratta tutte di emissioni illiquide eccetto quella ISIN XS1167667283 che gira a 124 basis points di spread sul free risk e che ha una scadenza nel 2030, davvero molto lontana e che ben ci guardiamo dal consigliare.

 

Al terzo posto troviamo una obbligazione di EDF, società elettrica francese paragonabile alla nostra Enel, peraltro con i bilanci a posto visto che nel 2015 ha chiuso con un ROE del 3,48% e con un ROI del 5,51% anche se lontani dagli indici di redditività a doppia cifra degli anni precedenti. Anche in questo caso si tratta di una obbligazione assolutamente illiquida e quindi da sconsigliare a prescindere.

 

Le altre obbligazioni riportate in tabella o girano a spread ridicoli rispetto al free risk, o sono illiquide, o hanno scadenze improponibili non tanto in quanto tali ma come rischio che l’investitore si assume in un quadro di progressivo aumento dei tassi.

 

Conclusioni: chi non risica non rosica, e per la classe di rating A nelle sue diverse declinazioni non vale la pena di entrare almeno per quello che riguarda i bond quotati sui mercati regolamentati italiani. Vedremo nei prossimi articoli cosa passa il convento se si aumenta il rischio entro il tollerabile (rating B) e quando si entra nell’hic sunt leones dei junk bonds. ​



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