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Fare colazione costa il 63% in più rispetto a prima della pandemia

Fare colazione costa il 63% in più rispetto a prima della pandemia

Pubblicato Sab 20 Novembre 2021 - 19:41 da Stefano Bonini Tag: Borsa

Secondo una analisi fatta dal Financial Times l’inflazione si scarica sui conti fin dalla prima mattina: avena +137%, succo d’arancia +24%, latte 4.5%, grano +36%, zucchero +36%, caffè +87%.

 

Con buona pace di Christine Lagarde, presidente delle BCE, che continua a non vedere inflazione nel medio periodo, le aspettative inflazionistiche hanno frenato anche il collocamento della quarta emissione del BTP Futura che non è riuscito a scaldare i cuori e il portafoglio dei risparmiatori italiani (come tra l'altro avevamo ipotizzato in un precedente articolo).

 

Il titolo, dedicato esclusivamente ai risparmiatori retail, ha segnato il minimo di sempre, ben sotto i livelli delle precedenti emissioni.

 

Anche alla luce dei risultati della settimana appena terminata sono interessanti le parole di Andrea Siviero di Ethenea Independent Investors, che ha dichiarato: “dopo il forte rialzo della prima metà del 2021, l'economia mondiale sta ora perdendo slancio.

 

Tra i principali fattori d'incertezza che minacciano le prospettive economiche, ci sono l'emergere di nuove varianti del Covid-19, la riduzione del supporto politico, le pressioni inflazionistiche e il rallentamento dell'economia cinese.

 

Negli ultimi tempi si sono colti segnali che indicano che l'economia mondiale potrebbe presto entrare in un periodo di stagflazione simile a quello attraversato negli anni '70".

 

La stagflazione, che indica una fase di alti tassi d'inflazione abbinata a una crescita economica lenta e livelli di disoccupazione costantemente elevati, per un millennial come me è una emozione nuova, quasi mitologica, perché letta e studiata solo sui manuali di economia.

 

La stagflazione degli anni '70 fu causata dalla combinazione di decisioni politiche errate, una politica troppo timida della Federal Reserve e un cambiamento storico del sistema monetario internazionale, a cui si accompagnarono due gravi shock petroliferi.

 

La tempistica e il succedersi degli eventi legati alla crisi del Covid-19 presentano nette differenze rispetto a quel periodo e diversi economisti indicano una bassa probabilità di un ritorno della stagflazione degli anni '70, anche se permane il rischi inflazione.

 

Per una volta la partita si gioca dal lato dell’offerta infatti nell’attuale contesto tassi d'inflazione persistentemente elevati frenerebbero la produzione e minerebbero la fiducia dei consumatori, mettendo potenzialmente in pericolo la ripresa.

 

Anche se, a meno di cataclismi globali, non vedremo mai una inflazione a doppia cifra come quella degli anni ’70, però forse non è il momento migliore per tenere i risparmi nei conti correnti o rivolgersi al mercato delle obbligazioni a reddito fisso, come ha dimostrato anche la scarsa adesione al BTP Futura.

 

Potrebbe invece essere il caso di iniziare a rivolgersi all’azionario, specialmente certi settori più correlati con l’inflazione, e verso asset fisici come immobili, ma solo quelli in certe località potranno avere aspettative di crescita, o almeno di tenuta, del loro valore reale.

 

 



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