Oggi è l’ultimo giorno (salvo proroghe) per aderire all’OPA di Credit Agricole Italia su Credito Valtellinese e i giochi sono tutt’altro che fatti.
Ieri il titolo CreVal ha chiuso a 11,95, ben al di sotto del rilancio (come da Indipendente di Borsa indicato a inizio marzo) a 12,20 (cum dividendo) dei francesi dopo l’offerta iniziale pari a 10,5 Euro.
Al rilancio si aggiungono 30 centesimi nel caso in cui l’adesione superi il 90% del capitale sociale, soglia non casuale, infatti permetterebbe il de-listing del titolo subito dopo l’acquisizione.
Ma cosa è successo in questi ultimi giorni?
Fotocopiando l’operazione Intesa SanPaolo e UBI Banca il CDA e alcuni fondi hanno iniziato a sostenere che l’offerta non fosse adeguata anche se prima dell’OPA il titolo quotava a circa 7 euro e a marzo 2020 circa 4 euro.
Verso la fine della scorsa settimana Credit Agricole ha rivisto l’offerta, portando così la valorizzazione di CreVal a 854 milioni dai precedenti 737 milioni.
Per la banca valtellinese l’offerta non è ancora adeguata e ha sfidato i francesi rinnovando il CDA il 19 aprile, nonostante Credit Agricole Italia avesse proposto di rinviare l'elezione.
La partita a poker è agli sgoccioli e nell’ultimo giorno a disposizione ha aderito solo il 22.64% del capitale e il titolo quota quasi 30 centesimi sotto l’offerta francese.
Il risultato di questa operazione segnerà le strategie delle prossime mosse del Risiko bancario, guidato da Unicredit e BPer, infatti nel caso di successo si cristallizzerà l’idea che in questo tipo di operazioni, nell’attuale contesto di mercato, il rilancio sia una prassi.
Nel caso contrario la prova del nove sarà data dal valore del titolo, che a mio modesto pare tornerà a quotazioni prossime quelle antecedenti l’OPA, in linea con le quotazioni degli altri titoli bancari.
È proprio quando siamo in situazioni come queste, di mercato un po’ drogato, che dobbiamo stare attenti, perché la doccia fredda potrebbe essere dietro il prossimo angolo.
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