Le montagne russe dei mercati del lusso

Ha fatto rumore sui media che Apple e Ikea abbiano deciso di abbandonare il mercato russo.

Il tema in realtà è un po’ più articolato, infatti sembra sia iniziata la corsa a chi tra lusso e fast fashion abbandona per prima Mosca.

Così una a una tutte le più grandi Maison del lusso hanno deciso di lasciare il mercato russo: Lvmh (proprietario di Louis Vuitton, Fendi e Dior) ha chiuso le sue 124 boutique.

Lo stesso ha fatto Kering (Gucci, Bottega Veneta e Balenciaga), che nonostante abbia riconosciuto come il mercato russo si sia sempre dimostrato molto attento alla moda, rappresentando uno sbocco primario per i marchi di alta fascia, ha deciso di fare un passo indietro.

Il direttore creativo di Gucci, Alessandro Michele, ha sottolineando come la moda sia vita e che “la vita è il contrario della guerra”.

Anche brand come Cartier, Hermès, Chanel, Richemont, e ultima in ordine di data Prada, hanno deciso di sospendere le proprie attività retail in Russia.

Non solo lusso ma anche fast fashion, e così Inditex (la holding di Zara) ha chiuso i sui 502 negozi in Russia e H&M Group i suoi 150 punti vendita, fino a data da destinarsi.

Anche la catena spagnola Mango si è fatta sentire, annunciando la chiusura, temporanea, dei suoi 55 negozi a gestione diretta e del sito di vendite online in Russia.

Certo, non sarà passato inosservata la richiesta di embargo sui beni di lusso chiesta con forza da Vogue oltre che dalla locale Officiel Ukraine.

Bain & Company ha stimato che i consumatori russi pesano oggi sul mercato mondiale dei beni di lusso per circa il 2/3%, con un’incidenza simile anche sul segmento dei beni di lusso personali (accessori, abbigliamento, hard luxury e beauty).

È pertanto innegabile che l’impatto del conflitto sul mercato globale del lusso, sarà legato principalmente alla sua durata e alle conseguenze economico-finanziarie.

Questo è particolarmente vero se pensiamo che la fiducia dei consumatori occidentali, che è altamente legata alle fluttuazioni del mercato azionario, potrebbe potenzialmente contrarsi incidendo così sulla loro spesa per il lusso oltre che sui corsi azionari.