Domani sarà il primo giorno di contrattazioni borsistiche del mese di maggio e non possiamo non citare la famosissima sell in May and go away.
La storia ufficiale racconta che questa sia una delle strategie operative tipiche dei fondi di investimento che puntano a realizzare i profitti prima dell'estate.
In questo modo riescono a mettere in mostra i risultati della prima parte dell'anno, per poi fermarsi nella parte centrale dell'anno e rientrare massicciamente in autunno, in modo da fare e mostrare buoni risultati nei conti e nelle performance di fine anno.
Di fatto rappresenta una mera strategia statistica (cfr. il pollo di Trilussa) che permette di ottimizzare i risultati agli occhi dei risparmiatori e degli investitori.
La versione ufficiosa invece racconta che i grandi fondi raccolgano i guadagni dei mesi “invernali” per passare quelli “estivi” in barca.
Questa strategia è ancora valida nell’anno in cui ogni teoria economico/finanziaria è stata messa in discussione?
Secondo Mark Yusko, fondatore di Morgan Creek Capital Management, come riportato da CNBC USA, la risposta è sì, perché dopo un incredibile primo trimestre in cui quasi tutto l’universo potenzialmente valutabile - compresi i prezzi del legname e delle case - è cresciuto, dovremmo avere mercati piuttosto volatili fino all’autunno, a seguito dell’ipotesi di aumento dei tassi di interesse e della tassazione sulle plusvalenze.
Secondo Sam Stovall, Chief Investment Strategist di CFRA Research, le valutazioni sono giustificate dall’aspettativa di una crescita del PIL, e di conseguenza dell’utile per azione, a seguito della ipotizzata ripresa dei consumi.
Osservando le serie storiche è innegabile l’evidenza empirica che storicamente i rendimenti medi da maggio a ottobre siano un po’ “anemici”.
Ricordiamoci però che la storia e le performance passate possono sì darci importi indicazioni, però, come diceva un mio vecchio professore di econometria: “investire solo analizzando il passato è come guidare utilizzando solo con lo specchietto retrovisore”.
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