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Strategie in opzioni: perché il sistema alla fine vince anche nelle opzioni 1/2

Strategie in opzioni: perché il sistema alla fine vince anche nelle opzioni 1/2

Pubblicato Gio 18 Febbraio 2016 - 10:56 da La redazione Tag: Borsa

Se non siete tra i pochi trader fortunati che riescono a generarsi flussi di reddito costante con tecniche discrezionali di trading prima o poi incapperete nella necessità e nella volontà di creare strategie sistematiche. Se siete trader in opzioni questo passaggio presenta delle notevoli criticità, quindi richiede una grande conoscenza degli strumenti, una elevata professionalità e una notevole esperienza.

 

Una distinzione primaria va fatta nel campo del trading quantitativo: vogliamo creare una strategia sistematica o automatica? Una strategia non può essere automatizzata se prima non è resa sistematica: un pc deve infatti poter applicare meccanicamente regole certe a fronte di input definiti.

La sistematicità delle strategie è quindi il primo passo. Nel campo delle opzioni, ad esempio, si potrebbe definire una strategia del tipo “se nel corso dell’ultimo mese tecnico il mercato è salito di almeno un X%, allora al giorno di scadenza mensile delle opzioni vendo una call sul mese successivo, cinque strike al di sopra del prezzo spot”.

 

Una volta codificata, questa strategia può essere testata su dati storici, e analizzata in relazione ai suoi parametri di performance; successivamente può anche essere ottimizzata.

 

Questo tipo di trading sistematico in opzioni può essere realizzato a tre condizioni: disporre di una banca dati affidabile, poter utilizzare un software di analisi storica dei dati, o quantomeno saper utilizzare un foglio di calcolo come Excel (con l’aiuto di VBA all’occorrenza), avere l’esperienza che permetta di valutare con spirito critico i risultati, di leggere correttamente una equity line, di saper valutare se il risultato sia replicabile nel mondo reale o meno. Competenze distintive di un trader con una esperienza almeno decennale sul mercato. Un altro requisito indispensabile è la pazienza. Perché per mettere a punto una strategia di trading sistematico in opzioni efficace ed efficiente ci vuole tempo.

 

Il passo successivo, quello della automatizzazione della strategia, comporta diverse criticità, a partire dalla necessità di mettere in comunicazione piattaforme diverse, con tutte le problematiche che ne possono derivare; bisogna poi definire specifici criteri di scelta degli strumenti su cui operare (quale strike, quale intervallo di scadenza), criteri di controllo sui prezzi, criteri per lo spostamento degli ordini in caso di mancata esecuzione, temporizzazione degli spostamenti stessi… Il trading automatico in opzioni è un obiettivo molto difficile da raggiungere, proprio a causa delle innumerevoli criticità che presenta, molte delle quali sono di non facile soluzione. La definizione di una strategia sistematica, invece, seppur con tutti i limiti di cui sopra, è un obiettivo più perseguibile.

 

Facciamo un passo indietro. Secondo Robert Pardo, il padre del trading sistematico, la formulazione e la valutazione di una strategia di trading passa per otto fasi distinte:

  1.  formulazione della strategia
  2.  traduzione delle regole in un linguaggio comprensibile per il pc
  3.  test preliminare
  4.  ottimizzazione della strategia
  5.  analisi walk-forward
  6.  tradare il sistema in reale
  7.  valutare le performance in reale
  8.  migliorare il sistema
  9.  

Parlando di strategie in opzioni, alcune delle fasi di cui sopra sono assai più complesse che non nel caso si opti per strumenti più semplici, come ad esempio le azioni o i futures. Vediamole una ad una.

Come nel mondo dei trading system su strumenti lineari, come le azioni o i futures, così anche nel mondo dei trading system sulle opzioni alla base della formulazione di una strategia deve esserci una idea operativa; possibilmente una buona idea (cioè basata su una logica derivante dall’osservazione e l’esperienza, non dal caso o dalle simulazioni e dalle ottimizzazioni).

 

Ma c’è una scelta che va fatta ancora più a monte della formulazione della strategia; le opzioni infatti permettono, a differenza di qualsiasi altro strumento, di investire su macro-strategie molto più articolate:

•           strategie direzionali

•           strategie non direzionali (o neutrali)

•           strategie che sfruttano eventuali inefficienze di mercato (arbitraggi)

•           strategie che combinano strumenti diversi, ad esempio azioni e opzioni (il covered call writing, ad esempio)

A seconda della tipologia di strategia prescelta si devono affrontare criticità differenti. Ora le analizziamo nel contesto specifico di una strategia di vendita allo scoperto di call (solo per fare un esempio concreto).

 

La scelta della vendita di opzioni è generalmente motivata da considerazioni di carattere statistico: se, infatti, l’idea è quella di portare le posizioni aperte fino alla scadenza, la vendita di opzioni permette di beneficiare del decadimento temporale e della vendita di volatilità alla controparte, confidando che comunque il sottostante, almeno in lassi di tempo relativamente brevi, non dovrebbe muoversi oltre un certo intervallo di prezzo, con un’alta probabilità.

Il segnale di vendita può essere totalmente indipendente da qualsiasi considerazione sul sottostante (cioè, ad esempio, vendo una call ad ogni inizio di mese tecnico), oppure legato proprio al sottostante: ad esempio, ogni volta che il mercato esce da una fase di ipercomprato vendo una call.

Nel secondo caso ci occorre uno strumento in grado di analizzare il sottostante e poi andare ad operare su uno strumento derivato. Se l’obiettivo è rendere la strategia automatica, una volta che si ottiene un segnale operativo (generato da un indicatore che può eventualmente essere ottimizzato) è necessario andare a piazzare un ordine sulla opzione più adatta a cogliere il beneficio di una eventuale correttezza del segnale stesso; e qui sorgono le prime complicazioni.

 

La scelta dell’opzione è infatti bi-dimensionale, dato che è necessario definire non solo lo strike, ma anche la scadenza.

 

Ciò che serve dunque per l’automatizzazione di una simile strategia, al di là della codifica dell’analisi sul sottostante (che andrebbe fatta comunque), è il settaggio di una scadenza e di uno strike secondo regole precise, codificabili (questo il link al sito di QuantOptions di Domenico Dall'Olio https://quantoptions.leadpages.co/quantoptions-corso-opzioni-2016/ )

 

Per quanto riguarda la prima si può definire un range di lavoro, dal momento che quando il sottostante esce da una zona di ipercomprato si possono avere opzioni con scadenze molto diverse davanti.

Quanto al secondo, si può ragionare sia in termini di distanza percentuale dal prezzo spot (con tutti gli arrotondamenti del caso, dato che gli strike sono ben definiti e non personalizzabili), oppure in termini di un certo numero di strike di distanza dallo strike atm (e quindi bisogna definire quale sia lo strike atm), oppure ancora in altre direzioni (ad esempio in funzione del delta dell’opzione, in ragione di considerazioni probabilistiche incorporate nel delta stesso).

 

Una volta formulata, la strategia va codificata in un linguaggio comprensibile per un pc.

Se lo strumento impiegato per la codifica delle strategie ha al suo interno già impostate tutte le possibili funzioni, diventa tutto molto più semplice e immediato!

 

Quindi va fatto il cosiddetto test preliminare, che serve ad ottenere essenzialmente due risultati: il primo è che le regole codificate rispecchino quelle formulate, ossia che il pc faccia quello che deve fare, quando lo deve fare: il pc deve attendere un segnale sul sottostante, quindi andare a cercare l’opzione che rispecchi i requisiti impostati, e venderla.

 

Per poter valutare che la piattaforma faccia tutto ciò è essenziale, in primis, che essa possa produrre un database dettagliato delle operazioni storiche che si sarebbero potute effettuare secondo la strategia codificata.

 

Il prezzo a cui immettere l’ordine e il tipo di ordine da inviare al mercato generano altre criticità di cui parleremo in seguito.

 

(1 / 2 continua, ha collaborato Domenico Dall'Olio, professore a contratto di Strumenti e Mercati Finanziari, Università di Venezia https://quantoptions.leadpages.co/quantoptions-videos/ )



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