Sulla politica monetaria in Europa possiamo dire che già quattro paesi (Ungheria, Repubblica Ceca, Svezia, Svizzera) hanno aperto la strada al taglio dei tassi domani da parte della BCE, taglio annunciato a grandi titoli da diversi media finanziari. Io francamente sarei più prudente ma tant’è. Al massimo i commentatori si limitano a dire che il futuro è incerto, ma se noi dovessimo soddisfare i nostri lettori con banalità di questo tipo finiremmo falliti domani. Il mercato è convinto che domani ci sarà una riduzione di 25 punti base al termine della riunione di politica monetaria della Banca centrale europea, il che porterebbe il tasso di deposito al 3,75%. Per la prima volta, la BCE anticiperebbe la Federal Reserve americana. Ma nella zona euro i prezzi restano troppo alti. Sono aumentati su base annua del 2,6% a maggio dopo il +2,4% di aprile. Siamo ancora lontani dall'obiettivo del 2%. Mi sembra che il mercato obbligazionario continui ad essere molto prudente sotto questo profilo e quindi non direi gatto prima di averlo messo nel sacco.
Negli Stati Uniti le ultime statistiche annunciate lunedì (attività manifatturiera in calo a maggio per il secondo mese consecutivo) hanno mostrato un netto rallentamento della crescita. Invece di rallegrarsene (bad news is good news), il mercato si è preoccupato. Infatti, se la crescita rallenta mentre l'inflazione resiste, sorgono due domande: i risultati delle aziende non rischiano di soffrirne e il calendario della riduzione dei tassi della Fed non sarà nuovamente modificato? I prossimi dati mensili sull'occupazione e l'evoluzione dei salari, attesi per questo venerdì, daranno come sempre una risposta utile ma non completa a prendere decisioni. I dati "Jolts" (Job Openings and Labor Turnover Survey) annunciati ieri hanno mostrato un mercato del lavoro meno teso. Come ci racconta il Wall Street Journal mai come ora la ricchezza finanziaria degli americani li aiuta a combattere l’inflazione dei prezzi dei beni e dei servizi: siamo su un picco storico. E quando sei su un picco storico è facile concludere che prima o poi ci scenderai dal picco, il problema è il quando.
Ma veniamo al mercato italiano e stamattina mi veniva in mente il film di Verdone quando dice “famolo strano”.
E vi spiego perché.
Io di bancari non ne compro più, ne abbiamo già abbastanza.
Ma ci sono titoli che sono interessanti, molto interessanti: sono tutti industriali e sono sprofondati pur nonostante i fondamentali siano ottimi. Andiamo a vederli.
BRUNELLO CUCINELLI: Piotroski è un indicatore sintetico della situazione patrimoniale e reddituale (più patrimoniale). Al di là di quanto possa o non possa essere efficace mettere insieme 9 parametri fondamentali possiamo sicuramente dire che a colpo d’occhio quando sei 8 indicatori su 9 sei al livello massimo di quello che puoi ottenere. Se poi aggiungi un margine operativo % su fatturato del 17.82% e un tasso di crescita medio composto a 3 anni senza NRI del 541% allora capisci che un price earning di 52 forse non è poi così campato in aria (price earning formalmente peggiore del 84% delle aziende del settore). A livello di DCF fair price siamo ad un sconto del 30% circa rispetto al prezzo corretto. Tecnicamente abbiamo avuto delle onde di rialzo (3 finora) che si sono comportate pressappoco nello stesso modo e noi siamo sul fondo di una di queste. La barra di 2 giorni fa è stata profetica e siamo alla fase finale di un movimento di bottom up lento ma sicuro. Attendiamo un segnale tecnico per entrare.
BREMBO: inutile ripetere i dati fondamentali per intero che riassumiamo con un tasso di crescita medio composto a 3 anni del 32%, un margine operativo % sul fatturato del 9.78% e un preice earning dell 11.59 con un fair price DCF scontato del 30% rispetto al prezzo di mercato. Tecnicamente siamo sui minimi di un possibile doppio minimo e in gap down in ipervenduto. Mi piacerebbe comprarlo sui minimi e non così alto.
Un lettore mi chiede del bond Tamburi in collocamento nei prossimi giorni. Di per sé un rendimento minimo garantito del 4.50% a 5 anni (netto 3.33) con l’alea del taglio di 0.25% domani da parte della BCE non è sicuramente il momento migliore per un pennivendolo come me per una risposta. A 5 anni un BTP rende netto il 2.85% e quindi stiamo parlando di uno spread superiore e quindi va bene nell’ottica in cui io il BTP non lo compro manco sotto tortura o se vogliamo fare un gioco matematico. Per le obbligazioni dire se 4.50% è tanto o poco è difficile perché rende come un immobile e per me non è interessante ma se e chi non ha immobili magari lo può trovare interessante. Preferirei un po’ di rischio in più e un po’ di rendimento in più. Per valutare una obbligazione in senso relativo è facile: basta paragonarla al BTP pari scadenza e poi valutare il rischio. Per il rischio diciamo che Tamburi più che una azione è un fondo di investimento. Io ho grande stima dell’uomo che la gestisce e il tasso di crescita degli utili medio composto a 3 anni senza NRI del +551.9% la dice lunga (o un net margin % del + 717%). A livello di stato patrimoniale è evidente che un debt to equity del 30% con il mestiere che fanno è scontato. Questo è l’unico tassello che Tomasini può aggiungere rispetto alla valutazione di questa obbligazione. Poi c’è sempre il problema se te la danno in collocamento (se la banca ti vuole bene). Io personalmente non la compro per me e nemmeno per mio cuggino con due g visto che lui ha già degli immobili che rendono più di un 4.5% annuo. In conclusione diciamo che è una obbligazione troppo buona e troppo bella e senza rischio per essere interessante.
Articolo di Emilio Tomasini, che è iscritto all’Ordine dei Giornalisti e non detiene gli strumenti finanziari oggetto delle sue analisi.
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