Lunedì il gruppo francese ha lanciato un’OPA su Creval offrendo 10.5 ad azione e noi abbiamo subito suggerito di tenere sotto osservazione il titolo in quanto ci possono essere rilanci di prezzo, così come aveva fatto Intesa con UBI.
Creval infatti non ha perso tempo nel dichiarare che l’OPA non sia stata concordata e nel primo consiglio di amministrazione successivo all’offerta pubblica di acquisto dell’Agricole, secondo fonti del Sole 24Ore, avrebbe dato mandato all’Amministratore Delegato, Luigi Lovaglio, di scegliere un advisor finanziario per valutare se l’offerta della banca francese sia adeguata.
Sempre secondo il Sole, Bank of America, che già ha lavorato al piano industriale al 2023, dovrebbe essere in pole position.
La battaglia sembra iniziata e il mercato inizia a percepirlo, infatti venerdì le quotazioni azionarie della banca hanno chiuso a 11.33, ben al di sopra l’offerta del gruppo francese.
Gli analisti di Mediobanca hanno stimato il valore dell’operazione complessiva valutando così che l’offerta attuale riconoscerebbe agli azionisti Creval solo il 30% del valore generato dall’aggregazione.
Alla luce di questo gli analisti di Piazzetta Cuccia, soffiando un po’ sul fuoco, hanno ipotizzato un target price di ben 13 euro.
Lavoisier nel postulare la legge della conservazione della massa, affermava: “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, questo vale anche in finanza e ci sono tutto le premesse perché l’operazione Agricole-Creval ricalchi la dinamica di quella Intesa-UBI, dove l’acquirente ha dovuto alzare la posta per convincere gli azionisti.
Qui però c’è una complicazione da tenere a mente e non sottovalutare: la banca francese è azionista del Credito Valtellinese (con il 9,8%) e si è già assicurata l’appoggio del fondo di Davide Serra, Algebris, che detiene il 5,4% della banca valtellinese.
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