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Ricchi o Poveri?

Ricchi o Poveri?

Pubblicato Dom 04 Settembre 2022 - 17:27 da Stefano Bonini Tag: Borsa

Giornali, leader politici e talk show disegnano una Italia povera, con stipendi bassi, molto precariato e alta disoccupazione.

 

Poi la FABI (sindacato autonomo dei bancari) pubblica i dati sul risparmio delle famiglie italiane ed emerge che la nostra ricchezza finanziaria ha superato i 5.256 miliardi di euro e doppia il nostro caro debito pubblico.

 

Non è certo un caso che le principali banche italiane abbiano potenziato la loro rete di “consulenti finanziari”, altre la stiano creando e alcuni player esteri vogliano entrare nel nostro Paese.

 

Non è un mistero che i risparmi degli italiani siano spesso oggetto di studi e analisi di enti internazionali, ma un dato colpisce maggiormente: in 10 anni di crescita del PIL quasi piatta, tassi di interesse ai minimi, la nostra ricchezza è cresciuta di circa il 50%.

 

Qui entra in gioco la nostra rinomata scarsa educazione finanziaria, questa ricchezza infatti non è stata investita ma oltre il 30% è ferma su conti correnti e circa un altro 10% in obbligazioni.

 

Sono piuttosto convinto che se andassimo in giro a fermare le persone a chiedergli se ci danno il 10% delle loro ricchezze verremmo alla meglio ignorati, alla peggio picchiati.

 

Eppure, quasi la metà dei risparmi degli italiani (persone fisiche) è detenuto sul conto corrente o in obbligazioni che rendono al massimo il 3%, che con una inflazione prossima alla doppia cifra significa far perdere continuamente valore al proprio patrimonio.

 

L’inflazione c’è, ed è chiaro a tutti che non sia transitoria, nonostante qualcuno abbia provato a convincerci del contrario.

 

Non aiuta, ma io lo dico e lo scrivo da circa un anno, i segnali c’erano tutti e lo scoppio della guerra è solo stato un amplificatore.

 

Al Forum Ambrosetti di Villa d’Este-Cernobbio si è parlato, tra l’altro, dello scenario dei tassi d’interesse visto che a breve ci dovrebbero essere nuovi rialzi sia da parte della Federal Reserve sia da parte della Bce.

 

Negli ultimi tempi tutti i commentatori economici e politici parlano di azioni di “stretta monetaria” per fronteggiare l’inflazione; parafrasando Marchionne mi viene da chiedere: ma di quale stretta parliamo?

 

Per adesso i tassi d’interesse reali sono negativi.

 

Negli States, che apparentemente si sono mossi prima nel fronteggiare l’inflazione, i buoni del Tesoro a breve termine hanno un rendimento di circa il 3,5% (più o meno come quelli decennali).

 

Confrontando questi interessi con l’inflazione a circa il 9% annuo appare chiaro che il rendimento reale è pesantemente negativo, e pensare che negli ultimi anni ci lamentavamo di tassi di interesse reali pari a zero.

 

In finanza quando qualcuno perde significa che qualcun'altro guadagna: chi è?

 

Semplice, rendimenti negativi generano, a livello macroeconomico, trasferimento di ricchezza dai creditori ai debitori.

 

Dunque, i Paesi che hanno importanti debiti pubblici, malgrado il rincaro del costo del denaro, stanno alleggerendo il peso dei loro debiti con l’inflazione.

 

È un meccanismo classico che ha operato in altri periodi storici: l’inflazione diminuisce il peso reale dei debiti, sia quelli pubblici sia quelli privati.

 

Le azioni “restrittive” delle banche centrali sono pertanto davvero poca cosa se confrontate con quelle che le banche centrali fecero negli anni Ottanta per domare l’inflazione generata dagli shock petroliferi degli anni Settanta, arrivando a ripristinare dei rendimenti reali positivi.

 

Al Forum Ambrosetti di Cernobbio qualche esperto pensa che le banche centrali non saranno così determinate come lo furono negli anni Ottanta, tant’è che qualcuno ha affermato che i banchieri centrali di oggi “si spaventano prima”.

 

È comprensibile, da un lato una stretta porterebbe un importante crescita della disoccupazione, dall’altro il mondo di oggi ha molto più debito di quello degli anni ‘80.

 

Negli anni Ottanta, infatti, il rapporto debito/Pil dei diversi Paesi occidentali era una frazione dell’attuale, cosicché c’è un enorme interesse a lasciar correre l’inflazione per ridurre il peso dei propri debiti.

 

Se le mie ipotesi fossero vere, allora, ci si prospetta un lungo periodo di inflazione, sicuramente la più alta mai vissuta dalla mia generazione.

 



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