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L’OPA al Credito Valtellinese al rush finale: cosa succederà al prezzo del titolo?

L’OPA al Credito Valtellinese al rush finale: cosa succederà al prezzo del titolo?

Pubblicato Lun 01 Marzo 2021 - 15:40 da Stefano Bonini Tag: Borsa

Tra poco meno di due mesi dovrebbe concludersi il percorso di OPA di Credit Agricole Italia (ex CariParma) nei confronti del Credito Valtellinese.

 

Come già raccontato su l’Indipendente di Borsa l’annuncio inaspettato dell’Offerta Pubblica di Acquisto ha provocato un vero e proprio shock al prezzo del titolo.

 

Ricordiamoci cosa è successo dal giorno successivo l’annuncio il titolo ha iniziato a quotare in borsa un valore più alto rispetto al prezzo di offerta relativo all’OPA di bel oltre il 10%.

 

Pre annuncio il titolo quotava circa 7 Euro e di fronte a una offerta di 10,5 Euro (un premium price di oltre il 50%) il titolo ha iniziato a scambiare a oltre 11,6 Euro.

 

Dopo l’annuncio dei risultati relativi al 2020 il titolo ha iniziato a stare stabilmente sopra i 12,1 Euro, quasi il 75% in più rispetto al valore di pre-annuncio OPA.

 

Nel 2020 ha fatto registrare un utile pari a 113 milioni, ma la cosa che incuriosisce è che l’istituto abbia svalutato i propri crediti in maniera minore rispetto al sistema.

 

Risulta essere, al momento, la banca con il minor costo del rischio superando persino Credem, sempre la prima della sotto questo aspetto.

 

L’idea è che l’offerta non sia sufficiente a valorizzare gli effetti economici positivi che ne trarrebbe CAI e pertanto il mercato si aspetti un rilancio da parte di quest’ultima, a questo poi si aggiunge anche l’azione di operatori specializzati in speculazioni di questo tipo.

 

Questi investitori sostengono il prezzo e facendo arbitraggio cercano di spingere al rilancio Credit Agricole Italia, tipo quello che è successo tra IntesaSanPaolo e UBI.

 

Le domande da porsi sono pertanto: l’Istituto guidato da Gianpiero Maioli rilancerà? Cosa succederà al titolo CreVal se l’OPA non andasse in porto?

 

Alla prima domanda è difficile poter rispondere, anche perché CAI ha recentemente dichiarato, secondo IlSole24Ore, che non è prevista alcuna revisione dell’offerta, e anzi potrebbe rinunciare all’offerta se non raggiungesse la soglia minima del 67% del capitale necessaria per la fusione.

 

Nel caso di UBI, IntesaSanPaolo decise di alzare il prezzo solo nel momento in cui c’era un buon livello di sicurezza di raggiungere il 90% di adesioni, così da procedere con il de-listing subito dopo l’acquisizione.

 

Nel caso non andasse in porto l’operazione è razionale ipotizzare che il titolo tornerebbe a valori simili quelli precedenti l’annuncio, in linea con le valutazioni degli altri istituti.



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