Ieri mattina, mentre, sotto l’ombrellone, leggevo un libro in nessun modo legato alla finanza, mi sento chiamare da un mio amico, imprenditore bel settore del turismo di lusso, che mi chiede: “hai letto l’articolo del Financial Times sul Fintech?”
Con il termine Fintech si tende a racchiudere tutte quelle nuove aziende digitali che operano in ambito finanziario, e da qualche anno sono titolare di un paio di cattedre proprio di Fintech.
L’articolo in questione titola: “mezzo trilione di dollari è stato cancellato dalle società fintech. Le aziende digitali che sono esplose durante i lockdown sono adesso colpite dai timori di non poter resistere a una recessione”.
Secondo l'analisi del Financial Times, infatti le azioni delle società fintech quotate di recente sono scese in media di oltre il 50% dall'inizio dell'anno, rispetto a un calo del 29% del Nasdaq Composite.
A giocare il ruolo chiave di questo “sell off” sono le preoccupazioni per l'aumento dei tassi di interesse, la mancanza di profitti e i modelli di business non testati in una economia tecnicamente in recessione.
Gli osservatori un pochino più anziani di me hanno iniziato a evidenziare come il crollo in borsa del tech in questi ultimi 6 mesi assomiglia molto allo scoppio della bolla Dotcom a inizio anni Duemila (con Dotcom si identificavano le società informatiche che appunto avevano siti internet “punto com”).
In quegli anni stavo finendo il liceo e quando qualche anno dopo frequentavo l’università in Inghilterra per me “Dotcom” era solo una sorta di intercalare che si utilizzava per rafforzare un concetto (adoro per questo la lingua inglese).
Qualcosa però la crisi delle società tecnologiche del 2000 ci ha insegnato un bel po’ di cose.
“Cash is king”, ora come allora lo scoppio della bolla è causato da un drastico calo di liquidità nel sistema, la cui disponibilità impatta di più i settori technology e high risk.
Nel 2020/21 quasi un centinaio di Fintech sono state valutate “unicorn”, cioè oltre un miliardo di dollari, entro il terzo round di raccolta di capitale: troppo presto per capire appieno il loro vero potenziale?
Inoltre, durante i periodi di “magra” le early stage companies hanno sempre il loro fascino: maggior attenzione al cash, flessibilità dei business model, minor concorrenza per i talenti, calo dei costi di advertising…
Dobbiamo però evidenziare che la bolla Dotcom del 2000 fece saltare o ridimensionò molte high tech, ma gli anni successivi videro anche la crescita esponenziale di quelle che oggi definiamo colossi internet: Google, Amazon, PayPal, Salesforce…
Questo vuol dire che chi ha veramente prodotti breakthrough, e user experience superiore batte ogni crisi; in due parole per capire chi vince, bolla o non bolla, è necessario capire quali aziende siano maggiormente orientate al cliente.
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