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Focus inflazione: la frenata dei consumi è l’unica certezza

Focus inflazione: la frenata dei consumi è l’unica certezza

Pubblicato Ven 29 Luglio 2022 - 06:58 da Ilaria Ferrari Tag: Borsa

L’inflazione continua a galoppare. A livello di Eurozona a fine giungo l’incremento dell’indice dei prezzi al consumo armonizzati per i paesi dell'Unione europea (IPCA*) ha raggiunto il +8.6% su base annua (anche detta variazione tendenziale). In Italia siamo al +8.5%.

 

La misura dell’inflazione consiste nel calcolo della variazione dei prezzi di un insieme prefissato di beni e servizi (cosiddetto “paniere”), rappresentativo dei consumi delle famiglie a livello aggregato.

 

Nel nostro Paese gli incrementi di prezzo più significativi nel corso degli ultimi 12 mesi hanno riguardato:

  • abitazione, acqua, elettricità, gas e altri combustibili +28.0%
  • trasporti +13.6%
  • prodotti alimentari e bevande analcoliche +9.2%

 

Fonte: Measuring inflation – the Harmonised Index of Consumer Prices (HICP) (europa.eu)

*L'elaborazione assicura una misura dell'inflazione comparabile tra i diversi paesi europei, attraverso l'adozione di un impianto concettuale, metodologico e tecnico condiviso da tutti i paesi.

 

Per comprendere meglio la situazione è utile visualizzare l’andamento storico dell’indice dei prezzi, piuttosto che la sua variazione rolling anno su anno.

 

L’indice dei prezzi non fa altro che tracciare il costo complessivo del “paniere”.Fissando pari a 100 il costo del paniere nel 2015, a fine 2020 eravamo appena a 102.6, dopo appena un anno e mezzo siamo a 112.5.

 

La variazione dei prezzi su base trimestrale è arrivata a toccare il picco di +3.56% nel periodo gennaio-marzo 2022, per poi tornare finalmente a flettere a +1.90% nel trimestre successivo.

 

Fonte dati: Statistiche Istat

**Indice con riferimento all'intera popolazione presente sul territorio nazionale e all'insieme di tutti i beni e servizi acquistati dalle famiglie aventi un effettivo prezzo di mercato. Strumento per la misura dell'inflazione in Italia.

 

L’obiettivo della Banca Centrale Europea è mantenere l’inflazione in un intorno del 2% sul medio periodo, che su base trimestrale vuol dire poco meno dello 0.50% (nel grafico sopra il target medio trimestrale è rappresentato dalla linea grigia).

 

Non entriamo nel merito delle ragioni che portano a fissare il target su tale livello, ma dal grafico è chiaro come da inizio 2021 siamo andati ben oltre.

 

L’inflazione, come il prezzo, alla base è governata dalla dinamica domanda-offerta.

 

La recente impennata è verosimilmente imputabile a un insieme di diversi fattori:

- rallentamento delle supply chain legato alla pandemia (shock negativo di offerta);

- ripresa dei consumi post-pandemica (shock positivo di domanda);

- spinta alla transizione energetica, con conseguente aumento della domanda di molte materie prime chiave utilizzate nelle tecnologie a basse emissioni di carbonio (shock positivo di domanda);

- riduzione dell’export russo e ucraino di fonti energetiche e materie prime agricole dovuto al conflitto (shock negativo di offerta).

 

Livelli d’inflazione così elevati non sono desiderabili e anche la BCE, dopo la Fed, ha intrapreso il percorso di rialzo dei tassi di interesse con un primo aumento di 50 punti base.

 

Il meccanismo di trasmissione all’economia reale è relativamente semplice: per le banche diventa più costoso finanziarsi, questo si riflette di conseguenza sul costo del credito e di conseguenza sui privati e sulle imprese, con una minore convenienza a indebitarsi. L’aumento dei rendimenti, d’altra parte, genera una maggiore convenienza a risparmiare. L’effetto atteso è una riduzione della domanda e, a seguire, una minore inflazione.

 

Del resto, una frenata dei consumi delle famiglie italiane è facilmente ipotizzabile anche guardando all’elevato aumento dei prezzi già accumulato e all’esaurimento dell’extra-risparmio accumulato durante la pandemia.

 

Sul fronte del governo dell’offerta, al contrario, le banche centrali hanno le armi spuntate.

 

Cosa farà l’inflazione dipenderà dall’evolversi degli eventi e dal reale contributo di ciascuno dei quattro fattori sopra citati.

 

Il rallentamento dell’incremento dei prezzi nell’ultimo trimestre consente di nutrire quanto meno qualche speranza.



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