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La Germania e la crisi del Reno

La Germania e la crisi del Reno

Pubblicato Ven 12 Agosto 2022 - 17:34 da Stefano Bonini Tag: Borsa

In questi giorni i due temi più trattati sono le piroette politiche in vista delle elezioni e la grande accusa ecologista verso i concerti in spiaggia di Lorenzo Jovanotti.

 

Specialmente l’ecologia, o meglio il cambio climatico, sta entrando sempre più nei piani strategici degli investitori.

 

Se per un po’ di anni parlare di ESG sembrava essere solo un esercizio di stile, un qualcosa da scrivere sulla propria home page, adesso alcuni analisti ne stanno capendo la diretta portata economica e finanziaria.

 

Tutto questo per introdurre il fatto che un rallentamento economico in Germania è ora più probabile che mai, e non lo dico citando l’inflazione o l’aumento dei tassi ma il clima.

 

In Germania il fiume Reno è fondamentale per il trasporto marittimo e l'industria pesante e il suo livello a Kaub, un punto chiave sulla via navigabile a ovest di Francoforte, è destinato a raggiungere i 40 centimetri e continuerà a diminuire in navigabilità nei prossimi giorni.

 

Al di sotto di tale livello, infatti, non è economico per molte chiatte transitare nel fiume, che viene utilizzato per spedire di tutto, da petrolio, gas e carbone a prodotti chimici e grano.

 

Ma cosa è successo?

 

Settimane di clima secco hanno gravato su unoi dei principali corsi d'acqua d'Europa e con la riduzione della profondità le chiatte non hanno potuto caricare il loro intero volume.

 

Gli effetti potrebbero avere importanti ripercussioni in tutta Europa, proprio mentre ci stiamo avvicinando alla recessione a seguito della guerra in Ucraina e dell'inflazione selvaggia.

 

Economisti tedeschi stimano che l'interruzione del Reno potrebbe ridurre di mezzo punto percentuale la crescita della Germania quest'anno, aggiungendosi alle significative pressioni sui prezzi osservate in molti Paesi dell'Europa occidentale.

 

"Ci aspettiamo che questa situazione continui verso la fine dell'anno", ha osservato Toril Bosoni, capo della divisione del mercato petrolifero dell'IEA, aggiungendo che le condizioni potrebbero essere più precarie per i Paesi senza sbocco sul mare dell'Europa centrale e orientale che normalmente ottengono forniture di energia tramite il Reno.

 

Il produttore chimico BASF non ha escluso tagli alla produzione e revisione dei prezzi poiché ha dovuto ridurre gli ordini su chiatta e utilizzare maggiormente il trasporto su rotaia.

 

Utility Uniper, dall’altro lato, ha avvertito che non può trasportare abbastanza carbone in treno per far funzionare i suoi impianti a pieno regime per un lungo periodo di tempo, minacciando la produzione delle centrali a carbone tedesche.

 

Nell’acciaieria Thyssenkrupp ci sono quotidiani meeting dei team di crisi che stanno organizzando l’utilizzo di navi con pescaggi più bassi per mantenere i rifornimenti.

 

La cosa curiosa è che in un mondo sempre più digitale potrebbe essere proprio la cosa più fisica, il clima, a rivedere i nostri piani.



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