Nella press conference del 3 febbraio Christine Lagarde aveva fatto intuire per la prima volta la possibilità di prevedere un ritocco dei tassi.
Con lo scoppio della guerra in Ucraina, le sanzioni alla Russia e le incertezze legate al prezzo delle materie prime tale opzione, però, appare difficilmente percorribile, e infatti settimana scorsa a Francoforte sul Meno hanno lasciato, ancora una volta, invariati gli indici dei tassi di interesse.
Secondo quanto dichiarato dagli analisti di Barclays, la Bce "non aumenterà i tassi fino a quando il conflitto non sarà terminato e/o non ci sarà chiarezza sul suo impatto sull'outlook inflazionistico di medio termine. In ogni caso la stretta non avverrà prima di marzo 2023".
Questa strategia monetaria, però, potrebbe portare a scenari non necessariamente migliori, tra i quali figura l’incubo di ogni economia di mercato: la stagflazione.
Quando si parla di stagflazione, nel gergo si intende quella particolare spirale all’interno della quale una economia si trova al tempo stesso a dover affrontare sia una crescita quasi nulla sia una forte inflazione dei prezzi al consumo.
In settimana la Fed ha invece fatto il suo coup de théâtre, per la prima volta dal 2018, ha alzato i tassi sui Fed Funds, certificando l'inizio di una battaglia contro l'inflazione a rischio stagflazione che potrebbe durare almeno fino all'anno prossimo.
Visto che ieri era la festa del papà (o come si dice in Toscana, babbo) e considerando che è merito o colpa sua se oggi mi occupo di banche e finanza, ne ho approfittato per chiedergli di raccontarmi la stagflazione degli anni 70, quando lui era un giovane bancario e io ancora non ero presente.
Mi ha risposto: “la stagflazione degli anni '70 fu causata dalla combinazione di una politica monetaria troppo timida della Federal Reserve e di due gravi shock petroliferi”.
La FED sembra abbia fatto tesoro della storia e ha mostrato un movimento, BCE lo sappiamo negli anni ’70 non era nata.
Per Francoforte non si tratta del primo rimando dell’aumento dei tassi di interesse: dapprima la crisi dei Debiti Sovrani, poi la pandemia di coronavirus e, adesso, la guerra in Ucraina.
In sintesi, il procrastinare l’aumento dei tassi sembra essere un formale riconoscimento che l’economia d’Europa, così come è strutturata, non sia in grado di sorreggersi da sola.
Se da un lato all’Eurotower hanno poche frecce nella faretra, dall’altro sono i singoli governi nazionali che dovrebbero scendere in campo per sostenere l’economia.
In modo particolare dovrebbero essere messe in gioco politiche tali da scongiurare gravi conseguenze a seguito del rincaro dei prezzi dell’energia, del gas e dei combustibili fossili che gravano sia sulle famiglie sia sulle imprese.
In questo frangente non stiamo parlando di qualche teoria economico-politica pubblicata su qualche rivista scientifica, ma di pura pratica quotidiana.
Nel 2019, pre-pandemia, ho ristrutturato e arredato il mio appartamento di Milano mentre a inizio di quest’anno ho iniziato la ristrutturazione e l’arredamento di una piccola casa in Toscana.
Ebbene, gli stessi mobili d’arredo adesso costano intorno al 40% in più.
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