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La Doria: l’azienda “Covid” che non ti aspetti

La Doria: l’azienda “Covid” che non ti aspetti

Pubblicato Dom 25 Ottobre 2020 - 11:38 da Ilaria Ferrari Tag: Borsa

È in momenti come questo che diventa fondamentale conoscere il business delle aziende per decidere su quali puntare.

 

In un rapporto dello scorso maggio, Cerved (https://know.cerved.com/imprese-mercati/limpatto-del-covid-19-sui-settori-il-cerved-industry-forecast-reloaded/) ha analizzato l’impatto del Covid-19 su oltre 200 settori secondo due diversi scenari prospettici: uno soft e uno hard. Oggi, ahimè, possiamo dire che si è realizzato lo scenario hard: le politiche di governo dell’epidemia si sono rivelate fallimentari e nuovi lockdown sembrano essere alle porte.

 

Ecco allora che può tornare utile andare a ripescare il report Cerved, che andava a individuare non solo i settori che sarebbero stati maggiormente colpiti da una nuova ondata dell’epidemia, ma anche quelli che “potrebbero beneficiare dell’emergenza in seguito ai cambiamenti indotti dal virus e dal lockdown nelle abitudini e nelle preferenze di consumatori e imprese”.

 

 

Fonte: Cerved Industry Forecast “L’impatto del Covid-19 sui settori” (Maggio 2020)

 

Tra questi ultimi, dopo il commercio online e i settori strettamente legati all’emergenza sanitaria, figura la grande distribuzione organizzata (con prevalenza dei canali caratterizzati da maggiore prossimità).

 

Del resto, credo siano ancora ben impresse nella mente di tutti noi le immagini dei supermercati presi d’assalto e degli scaffali di pasta, riso, olio, farina, sughi, scatolame ecc. in alcuni casi completamente vuoti.

 

E qui arriviamo al punto.

 

Il business di La Doria sembra costruito su misura per beneficiare a piene mani da una situazione come quella attuale.

 

Mi spiego meglio.

 

Il Gruppo La Doria:

  • è leader europeo nella produzione di legumi in scatola, pelati e polpa di pomodoro nel segmento retail e tra i principali produttori italiani di succhi e bevande di frutta;
  • è il primo produttore europeo di sughi pronti a marchio private label (marchi delle catene distributive);
  • è fornitore di catene tra cui Tesco, Sainsbury, Asda/Wal-Mart, Lidl, Aldi, Carrefour, Conad, Selex, Coop, Esselunga ed Eurospin;
  • a differenza di diversi suoi competitors, non è attivo nel segmento di prodotti per la ristorazione, uscita letteralmente massacrata dal lockdown.

 

Difatti, nei primi 6 mesi del 2020, l’incremento a doppia cifra delle vendite di alimenti confezionati nel canale retail, per effetto della diffusione della pandemia da Covid-19 e del blocco del canale Horeca, ha portato a una crescita dei ricavi del Gruppo pari al +23,2% e a un forte miglioramento dei margini (la linea sughi, caratterizzata da livelli di marginalità più elevati, ha registrato una crescita del +30.5%): EBITDA +46.8%, utile netto pari a 25.8 milioni rispetto ai 9.8 milioni del primo semestre 2019 (positivamente influenzato da proventi su cambi per 8.4 milioni).

 

Inoltre, a fine giugno 2020, la posizione finanziaria netta del Gruppo presentava un saldo passivo di 89.2 milioni, in netto decremento rispetto al saldo passivo di 148.8 milioni rilevato a fine 2019 grazie al minor impiego di circolante ed alle risorse generate dalla gestione caratteristica.

 

I risultati del primo semestre 2020 sono stati superiori alle previsioni per effetto della pandemia da Coronavirus, ma La Doria è un’azienda in forte espansione già da diversi anni.In particolare, ha saputo sfruttare le crescenti prospettive di sviluppo offerte dal segmento delle private labels e dei discounts (che oggi costituisce il 95,7% del suo fatturato).

 

Il fatturato negli ultimi dieci anni è cresciuto a un tasso medio annuo composto del 6%, un risultato non banale in uno scenario di mercato estremamente competitivo che negli ultimi anni è andato via via inasprendosi con la crescita e la diffusione dei discounts, l’accresciuto potere negoziale della GDO e l’elevata concorrenzialità tra le imprese del settore chiamate a fronteggiare anche il calo dei consumi domestici.

 

I suoi punti di forza? L’elevato grado di automazione degli impianti, la specializzazione dei siti produttivi e l’utilizzo ottimale della capacità produttiva, anche grazie ai rilevanti volumi, consentono di ottenere la massima efficienza ed una struttura dei costi estremamente competitiva. A questo si aggiunge l’ampio range produttivo e il presidio di tutti i segmenti delle private labels: primo prezzo, marchio insegna e premium.

 

D’altro canto, però, EBITDA, EBIT e utile netto in valore assoluto, dopo un periodo di forte crescita fino al 2015, a fine 2019 erano tornati ai livelli di dieci anni fa… non a caso tra gli obiettivi strategici del Gruppo si trova “crescere nelle categorie di prodotti a più alto valore aggiunto e marginalità, con particolare attenzione al segmento dei prodotti premium e bio”.

 

 

Il ROE, bene o male, riflette l’andamento degli altri margini e, comunque, negli ultimi dieci anni non è mai sceso al di sotto del 7%.

 

 

L’indebitamento finanziario netto è rimasto piuttosto stabile in termini assoluti negli ultimi dieci anni, mentre il suo peso sul patrimonio netto è andato riducendosi, passando dal 97.7% del 2009 al 58.7% di fine 2019. La Doria, quindi, sembra essere passata da una struttura finanziaria molto aggressiva (e rischiosa per i portatori di capitale) a un utilizzo della leva finanziaria decisamente più moderato. L’interest coverage ratio (EBIT/interessi passivi) a fine 2019 si attestava a 10.33, un rapporto che tutto sommato consente di dormire sonni tranquilli.

 

 

Il titolo ha avuto un forte movimento rialzista all’uscita dei risultati del primo semestre 2020(+26.10% tra il 10 settembre e il 19 ottobre) arrivando a toccare quota 13.72 lunedì scorso, per poi ritracciare altrettanto violentemente e chiudere a 12.60 venerdì (-8,6% nel giro di una settimana).

 

 

Il management di La Doria aveva previsto per il secondo semestre 2020 un parziale riassorbimento del picco di domanda di prodotti alimentari per il consumo “a casa” registrato nel primo semestre.

 

Tuttavia, è ragionevole ipotizzare che anche nei prossimi mesi la crescita delle vendite di prodotti alimentari nel canale retail persisterà poiché gli spazi domestici saranno ancora luogo di consumo privilegiato (per certa riluttanza a frequentare bar/ristoranti, smart working, diminuzione reddito delle famiglie), tanto più se ci saranno nuove misure restrittive.

 

Secondo quanto riportato da Repubblica, le prime conferme in questo senso sono arrivate dai dati dell’ultima rilevazione Nielsen, che rileva per la sesta settimana consecutiva (e con una progressiva accelerazione) un rialzo delle vendite della GDO: +4.09% tra il 12 e il 18 ottobre rispetto allo stesso periodo del 2019.

 

Va da sé che, se tale tendenza sarà confermata, le previsioni sui risultati 2020-2021 del Gruppo verranno probabilmente riviste al rialzo, con un impatto positivo sul prezzo del titolo.

 

Tra l’altro, il fair price di La Doria secondo un modello DCF dovrebbe aggirarsi attorno a 13.61, con un potenziale upside attorno all’8% rispetto al prezzo attuale.

 

Quindi occhi puntati sul titolo, se riparte è destinato a fare un nuovo boom.



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