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La fine del capitalismo: un lettore ci scrive ...

La fine del capitalismo: un lettore ci scrive ...

Pubblicato Mar 24 Novembre 2020 - 10:38 da Emilio Tomasini Tag: Borsa

Egregio dottor Tomassini,

 

Le dico la verità: l'andamento delle Borse non mi convince e anzi mi preoccupa.

 

L' offerta di lavoro è diminuita, sta diminuendo e non è detto possa ancora contrarsi comportando una continua erosione della capacità economica delle popolazioni dei paesi industrializzati, uno scenario che l'emergenza climatica potrebbe accentuare.  Fino a ieri sembrava impossibile tutto ciò ma l'evento Covid ha messo in evidenza quanto l'equilibrio economico mondiale sia precario. Una precarietà che aumenta necessariamente con l'espansione economica in quanto con questa aumenta il numero dei sottoequilibri. Le Borse salgono? Salgono perché drogate dai tassi negativi che genera la spasmodica necessità di ottenere comunque un rendimento delle varie forme di risparmio.

 

Sul sito di Borsaitaliana ho trovato queste poche righe come giustificazione alla crisi del'29: "La mancata crescita del potere d’acquisto nonostante l’incremento di produttività e investimenti, la politica monetaria della Fed e la continua espansione del credito attraverso tassi artificialmente bassi e l’eccesso di prestiti a carattere speculativo vengono considerate tra le principali cause della crisi culminata nel crollo di Wall Street il 29 ottobre 1929 (-43%)."

 

Non Le sembra che la situazione attuale offra più di una similitudine?

 

Sono probabilmente un pessimista ma mi sembra impossibile che un sistema possa continuare ad espandersi all'infinito.

 

Un cordiale saluto.

 

Marcello Scalzo

 

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Risponde Emilio Tomasini

 

Caro lettore,

 

A livello epidermico la Sua preoccupazione è anche la mia.

 

Anzi i miei pensieri sono peggiori: non è un problema di capitalismo, è un problema di teste e di bocche da sfamare. Al mondo ci siamo in troppi, come dei naufraghi su una scialuppa che imbarca acqua e qualcuno deve scendere. E il virus ci sta proprio dimostrando questo ... troppe persone ... troppe illusioni ... troppe ambizioni ... troppe aspettative.

 

Leggo oggi sul Wall Street Journal che i malls americani vengono presi di assalto perché i consumatori non vogliono perdersi i regali di Natale e temono che possano essere chiusi, visto che il virus ha fatto più morti negli USA della Germania nazista e dell'impero del Giappone. Ma c'è chi ancora si preoccupa dei regali di Natale negli USA e in Italia delle sciovie, degli stabilimenti balneari, dei bar e dei ristoranti che "fanno girare l'economia".

 

Io non ho niente contro queste attività, per carità, ed esprimo la mia solidarietà a tutti gli amici e colleghi imprenditori che si trovano in situazioni terribili a causa di questo emergenza sanitaria e anzi penso che il nostro Governo abbia fatto pressoché niente per aiutarli.

 

Ci mancherebbe ...

 

Però dobbiamo scrivere apertamente che in Italia da sempre manca la politica industriale cioè nessuno sa cosa e deve produrre e quanto e con che aiuti.

 

Siamo un paese senza politica industriale ma con i media che oggi ossessivamente parlano dei poveri imprenditori della ristorazione ... a ragione ovviamente e sono il primo a dire che è la situazione è terribile.

 

Però ricordiamoci che se il tempo e l'energia che oggi investiamo sui bar e sugli stabilimenti balneari l'avessimo investita in 75 anni di politica industriale seria oggi la Repubblica non avrebbe le pezze al culo e sarebbe vicina alla bancarotta. Non sto dicendo che non dobbiamo intervenire per aiutare gli imprenditori di questo settore, che il cielo non me ne voglia, sto dicendo che non avere politica industriale danneggia tutti e per primi proprio quei settori dove la ricchezza che la politica industriale avrebbe prodotto sarebbe stata investita leggi ristorazione e sciovie e alberghi etc..

 

Forse viene da dire che al mondo ci siamo in troppi e che la colpa se ci siamo in troppi è che la mamma degli imbecilli è sempre incinta ...

 

Tutto questo a livello epidermico.

 

Poi il capitalismo, anche attraverso pandemie, guerre e crisi epocali, ha sempre trovato il modo di aggiustarsi.

 

E speriamo, oltre che di sopravvivere noi stessi, che lo faccia in fretta anche questa volta ad aggiustarsi.

 

Mesti saluti

 

Emilio Tomasini

 

 



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