In questo periodo, si sa, si fanno consuntivi sull’andamento dell’anno che sta per terminare e contemporaneamente fioccano i report di previsione per ciò che presumibilmente potrà verificarsi nel nuovo anno. L’industria delle banche d’affari e dei fondi d’investimento analizza e ipotizza i vari scenari, dà target price sui principali mercati e strumenti finanziari, spesso crea veri e propri presupposti per il rialzo o il ribasso di alcuni titoli, ce n’è per tutti i gusti.
Senza volerci spingere al 2014, proviamo oggi a ipotizzare quale potrebbe essere uno scenario verosimile da qui alla fine dell’anno, con la consapevolezza di poter essere smentiti, ma anche che ragionando nel breve termine si hanno più probabilità di centrare l’obiettivo.
Questa è la settimana in cui la Fed si riunisce per discutere di politica monetaria, come avviene una volta al mese, tutti i mesi dell’anno; è la settimana del Fomc, ma in questo caso l’interesse è più alto rispetto al solito, perché, come avviene da qualche mese a questa parte, ci si interroga se questo potrà essere il momento giusto per la partenza del famigerato “tapering”, la riduzione progressiva del quantitative easing in atto ormai da tempo negli Usa, con cui la banca centrale stampa 85 $ bn al mese, per l’acquisto di titoli di Stato e strumenti legati ai mutui.
E’ il grande dilemma attuale della banca centrale americana, un tema che non si vorrebbe mai affrontare e che invece torna irrimediabilmente d’attualità ogni mese. I toni utilizzati ultimamente sono volutamente neutri, non ci si sbilancia e si cerca di essere equilibrati nelle dichiarazioni. La Fed sa molto bene che ormai i mercati sono abituati come un drogato a questa continua immissione di liquidità, sanno che la reazione sarà scomposta nel momento in cui un giorno fermeranno le iniezioni di denaro gratuito e temono quel momento.
Molti analisti prevedono che il tapering inizierà subito, già da questa riunione, ma sono gli stessi che lo avevano previsto ad Agosto e poi a Settembre e ad Ottobre, invece, nulla è avvenuto.
Lo storno in essere sui principali indici usa suona un po’ come una minaccia e allora il mio pensiero è che ancora una volta ci sarà un nulla di fatto in questa occasione.
In vista della fine dell’anno, riteniamo che ci siano più probabilità di rialzo degli indici azionari piuttosto che il contrario e che gli Usa possano performare meglio dell’Europa.
Chi volesse implementare una posizione long Usa , short Europa quindi, potrebbe utilizzare gli ETF, evitando così il problema della rettifica dei futures , che hanno pesi differenti. Nessun problema per il cambio, visto che sono entrambi in Euro.
Per il long Usa si compra
S&P 500 UCITS ETF (EUR)
LU0490619193
Per lo short si compra
Euro Stoxx 50® Short Daily UCITS ETF
ISIN LU0292106753
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