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L’effetto del vaccino iniettato direttamente nel debole braccio del lavoro Usa.

L’effetto del vaccino iniettato direttamente nel debole braccio del lavoro Usa.

Pubblicato Sab 06 Marzo 2021 - 08:11 da Arianna Mantovani Tag: Borsa

Entro la fine di maggio il presidente Joe Biden ha annunciato che vaccinerà tutti gli americani e non sembrano parole vuote le sue, visto e considerato il ritmo sostenuto con il quale Gli Stati Uniti stanno correndo contro il Covid: fino ad ora sono stati somministrate circa 80,5 milioni di dosi.

 

La poderosa campagna vaccinale sembra aver sortito i suoi effetti anche nell’industria del lavoro.

 

Infatti secondo il Dipartimento del lavoro sono stati aggiunti ben 379.000 nuovi posti a febbraio, si tratta del numero più alto prodotto  da ottobre dell’anno scorso e se il trend è questo i miglioramenti futuri fanno ben sperare in una totale e florida ripresa, varianti permettendo.

 

 

 

Come si può notare dal grafico, la situazione rispetto ad aprile dell’anno scorso sta migliorando nettamente, anche se i livelli pre pandemici, dove la disoccupazione toccava i mini storici, sono ancora un traguardo lontano da raggiungere.

 

Basti pensare che da quando la pandemia ha rovinosamente preso piede nel paese, i posti di lavoro persi sono stati 9,5 milioni.

 

Ma quali sono i settori che hanno giovato maggiormente dal piano massivo di vaccinazione e dal  conseguente allentamento delle restrizioni?

 

Com’è logico aspettarsi infatti dei 379.000 nuovi posti prodotti, ben 355.000 sono da ricondursi al settore del tempo libero, dell’ospitalità e della ristorazione.

 

Oltre alla minor portata della contagiosità del virus e alla riapertura delle attività commerciali, un ruolo di primaria importanza è stato giocato anche dagli ingenti aiuti governativi che hanno aumentato il potere di spesa dei consumatori.

 

Questa graduale apertura a petalo di rosa dell’economia statunitense sta giovando particolarmente alle minoranze etniche e di genere, le quali sono state più duramente colpite dagli effetti del Covid; questo vale soprattutto per le minoranze asiatiche, latine e per il genere femminile che ritrova respiro occupazionale soprattutto nel settore dei servizi.

 

 

Va comunque registrato che a fronte di questi miglioramenti, la comunità afro americana rimane ancora molto depressa a livello lavorativo con un aumento del tasso di disoccupazione al 9,9%.

 

Purtroppo tale disparità in una società complessa come quella americana non costituisce particolare stupore; si pensi solo che durante la ripresa economica conseguente alla crisi del 2009, c’è voluto quasi un decennio prima che il divario occupazionale tra neri e bianchi iniziasse a trovare una sorta di riduzione.

Come se la cavano invece gli altri settori?

 

Secondo il Dipartimento del Lavoro il settore edile ha registrato una perdita di 61.000 posti di lavoro a febbraio,  il settore sanitario ha guadagnato circa 36.000 nuove assunzioni,  la scuola invece sta rallentando i propri parametri di assunzione abituali a causa delle interruzioni del normale calendario scolastico, mentre i negozi per la cura del corpo e le farmacie si stanno riprendendo a pieno ritmo.

 

Le richieste di disoccupazione dei lavoratori stanno diminuendo e sono scese ai minimi rispetto agli ultimi tre mesi, questo grazie ai maggiori turni di lavoro e alla richiesta sempre più frequente di lavoratori.

 

 

Inoltre ll cambio dell’andamento dei libri paga da febbraio dell’anno scorso fa ben sperare nella via della piena ripresa economica, trainata anche dai pagamenti degli incentivi governatici ai privati, dai prestiti federali alle imprese e dall’indennità di disoccupazione che da inizio anno è aumentata ulteriormente.

 

 

Ecco il grafico:

 



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