Durante la preparazione della mia tesi di laurea in Matematica per l’Economia, prima di applicare un modello matematico - preso a prestito dalla meteorologia - per prevedere le evoluzioni economiche del mercato, il mio professore mi disse: “sai perché ci sono più economicisti che meteorologi? Perché prevedere il meteo è più facile…”
Negli ultimi giorni sui giornali, sulle spiagge, nei ristoranti vista mare si è respirata fiducia, fiducia nell’economia, nei mercati e ancora sui Bitcoin.
Ecco che oggi però il FTSE MIB però ha ripiegato, perché a fronte di un PIL italiano che ha galoppato nel primo semestre (con particolare enfasi nel secondo trimestre) sono subentrati altri fattori, proprio quelli che rendono più difficili le previsioni economiche rispetto a quelle meteorologiche.
Da un lato continua a esserci preoccupazione degli investitori per l'aumento dei casi di Covid, soprattutto in Australia e Giappone, ci sono poi segnali di rallentamento dell'economia cinese e infine la recente presa di Kabul.
Per capire però quanto il clima di fiducia di un PIL Italiano finalmente positivo sia ben giustificato non dobbiamo fermarci al valore assoluto, ma compararlo con gli altri grandi Paesi europei.
In primisè bene ricordare che l’Italia, in una prima fase, ha maggiormente sofferto la crisi pandemica rispetto agli altri Paesi europei (eccetto la Spagna) facendo registrare nel 2020 un -8,9%.
Su diversi giornali economici si è quasi palato di miracolo italiano con la nostra economia che va più forte addirittura della Germania, la locomotiva d’Europa.
Peccato che ci dimentichiamo di dire che la Germania con la pandemia ha fatto registrare un -4,9% contro il nostro -8,9%.
C’è poi un elemento chiave da non sottovalutare: chi ha generato la crescita del PIL?
La risposta è semplice, il settore dei servizi, che nei mesi primaverili ed estivi ha trovato la propria massima espressione grazie alle riaperture, ma la Delta e l’autunno sono ancora un’incognita, e molti osservatori iniziano a essere meno fiduciosi.
L’autunno, o meglio il mese di ottobre, ha una centralità storica nelle dinamiche dei mercati finanziari, infatti la famosa strategia sell in May and go away suggerisce di tornare a comprare proprio nel mese di ottobre.
La vera sfida sarà però nella crescita del settore industriale, perché come si vede bene in Germania la supply chain produttiva risente sempre più della carenza di materie prime e di componenti elettronici.
Il differenziale rispetto ai livelli pre-Covid, e non il PIL stand alone, è pertanto il vero indice da tenere sotto osservazione, e se riuscissimo a raggiungere il valore del 2019 prima degli altri Paesi europei allora significherebbe davvero un rimbalzo strutturale di questi primi sei mesi che potrebbe portare a una effettiva crescita di lungo periodo.
Con il PNRR e le politiche di contenimento della pandemia forse mai come oggi le scelte politiche, a ogni livello, possono fare davvero la differenza a livello economico.
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