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Powell non conta dobbiamo rifarci ai grafici

Powell non conta dobbiamo rifarci ai grafici

Pubblicato Dom 27 Agosto 2023 - 21:07 da Emilio Tomasini Tag: Borsa

Powell venerdì non ha detto niente di particolarmente interessante. Tutti gli investitori hanno aspettato quel momento per ricavare qualche illuminazione per il futuro ma non è stato così. Powell ha confermato quello che ha detto l’ultima volta ovvero che l’economia va troppo bene e quindi non si possono calare i tassi di interesse che continueranno a rimanere alti.

 

Io non ho mai avuto molto in simpatia questo rito per cui tutti aspettano settimane che parli la FED o la BCE (la BCE meno tanto la Lafarge scimmiotta Powell e quindi si può sapere in anticipo cosà dirà senza scomodarsi troppo).

 

Non ho molta simpatia perché la Borsa è oscura per natura e nessuno sa cosa sarà domani, illudersi che Powell lo sappia è pura illusione.

 

Io poi distinguo i seguenti casi:

 

  1. 1) Powell sa cosa succede domani ma non può o vuole dirlo
  2. 2) Powell ne sa quanto me e tira a campare
  3. 3) Powell sa cosa succede domani lo dice ma nessuno gli crede o pensa che abbia mentito
  4.  

Questa volta è successo il caso numero 3 a giudicare dai commenti altolocati, e il primo è la mitica column “Heard on the Street” del Wall Street Journal.

 

Ma veniamo ai dati di fatto.

 

Le due osservazioni più intelligenti che ho letto in giro sono le seguenti, che riporto per correttezza e poi commento in maniera molto più casereccia.

 

"Quando il mercato obbligazionario diventerà concorrenza per il mercato azionario agli occhi degli investitori?" ha affermato David Donabedian, direttore degli investimenti di CIBC Private Wealth US, che ha aggiunto "In un mondo con un rendimento reale del 2%, puoi giustificare un multiplo di 19 sul mercato? Sembra un po' eccessivo".

 

“Le valutazioni ad un certo punto dovranno riconoscere il movimento dei tassi di interesse e dei tassi reali", ha detto Lisa Shalett, direttore degli investimenti presso Morgan Stanley Wealth Management. "Aumentando il costo del capitale, i multipli di valutazione diminuiscono. È solo matematica."

 

Già, i tassi reali.

 

La maggior parte degli analisti attribuiscono una particolare importanza alle variazioni nei rendimenti reali, una misura del rendimento dei titoli del Tesoro che rapportata all'inflazione. Basandosi su titoli di stato a 10 anni protetti dall'inflazione, i rendimenti reali negli USA hanno recentemente raggiunto il 2%, un livello non visto dal 2009.

 

Poiché le aziende spesso possono trasferire ai clienti i maggiori costi di produzione aumentando i propri prezzi, questi analisti ritengono che i rendimenti reali siano il tasso appropriato da utilizzare per stimare le valutazioni delle azioni. Altri sostengono che i tassi reali siano particolarmente importanti poiché mostrano il vero costo del denaro nell'economia, a parte l'inflazione fluttuante.

 

Si chiama “Equity risk premium” ed è su tutti i manuali di finanza. Quando l’appetito per il rischio è alto tutti comprano azioni, quando è basso tutti le vendono e comprano bond. Quando i bond rendono il 2% reale nessuno ha voglia di rischiare a comprare azioni e tutti le vendono.

 

Se vogliamo essere sofisticati possiamo dire che guardando il cielo dall’altra metà se è vero che il valore di una azione è il flusso di cassa futuro (numeratore) scontato al presente e che il tasso migliore è quello reale allora se aumenta il tasso reale (denominatore) il valore scende.

 

Questo lo capisco anche io che ho studiato greco antico al classico.

 

E quindi se guardiamo alle quotazioni “medie” vediamo che l'indice azionario generale sta scambiando a 18,6 volte gli utili previsti per i prossimi 12 mesi, secondo FactSet. Questo è aumentato rispetto al 16,6 dell'inizio dell'anno e al di sopra del multiplo di 15,8 al quale è stato negoziato in media negli ultimi 20 anni.

 

Da tutto quello che precede sembra che il mercato debba solo scendere. Ma vi tranquillizzo, non è così perché nessuno sa cosa farà domani il mercato, possiamo sono metterci in coda a quelli che lo muovono (senza peraltro sapere loro stesso dove vada ma del resto che importa sapere dove va il mercato se tu lo puoi muovere ?).

 

Del resto l’editoriale “Heard on the Street” sostanzialmente sostiene che Powell propenda per il punto 3 ovvero che sappia che i tassi scendono entro l’anno ma non lo vuole dire perché fare la faccia feroce in politica monetaria è un comportamento vincente.

 

Mia opinione ? Non lo so, io vedo che il mercato immobiliare negli USA è tiratissimo e lo inizia ad essere anche in Italia dove i prezzi francamente iniziano ad arrivare a livelli da cui possono solo ritracciare. Poi voi mi direte che a casa vostra non è cambiato nulla ma come sempre il mercato immobiliare si muove in poche regioni e il resto tutti a guardare. Ma in quelle in cui si muove fanno filotto.

E come sempre ci dobbiamo fidare dei grafici: il Ftse MIB 40 è in una posizione tecnicamente rialzista perché ha superato un triangolo che ha 3 massimi (segnati dalle lettere A B C) e 3 minimi (segnati 1 2 3) e dopo aver eseguito un bel breakout ha ritracciato come da manuale. Infatti ho allungato la trendline rialzista tracciata in tempi non sospetti perché ci potrebbe servire come punto di entrata del ribasso.

 

 

Per quanto riguarda le azioni segnalo:

 

ZIGNAGO VETRO: sta tracciando un doppio minimo, l’ultimo doppio minimo ci ha portato bene e quindi monitoriamo da vicino. Non voglio entrare troppo in altro e quindi se sarà allora sarà la prossima settimana sul primo ritracciamento che ci troviamo a tiro.

 

UNICREDIT: ottimo triangolino, azione fortissima, non è finita qui. Anche in questo caso pronti ad entrare.

 

FERRARI: non cede un centimetro

 

DE LONGHI: potentissima



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