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Permane la situazione di stallo sul comparto obbligazionario, con rendimenti contenuti anche sul tratto a lunga. L’analisi della struttura a termine dei tassi d’interesse evidenzia come sul tratto da 5 a 10 anni i rendimenti vadano da meno dell1,50% a poco più del 2,00%; per superare il 2,50% di rendimento è necessario valutare scadenze a partire dal tratto oltre i 14 anni, con un top di rendimento in area 2,82% per le durate a 20 anni e oltre.
La curva risulta piuttosto ripida nel tratto sino al 2027, compatibile con la politica monetaria espansiva adottata dalla BCE, che vede i tassi a breve termine ai minimi storici. Pertanto, il mercato si attende una crescita dei tassi d’interesse, posto anche l’ultimo taglio della BCE che ha portato i tassi al minimo storico, sebbene vi siano ancora numerose variabili, compreso il tasso di crescita economica e le aspettative.
L’attesa di rialzo dei tassi si evince anche dall’analisi dei forward su Euribor 6 mesi, impliciti nella curva ZC Yield Curve, ove osserviamo aspettative di tassi in crescita a partire dal 2016, stante la struttura a termine attuale.
Infine, per ciò che concerne le aspettative d’inflazione, si riscontra una discrasia tra inflazione europea ed italiana, ove nel primo caso l’indice HICP è atteso in sostanziale rialzo per i prossimi anni, mentre nel caso del ITCPI si osserva un’aspettativa d’inflazione sostanzialmente stabile per i prossimi 3 anni. Ciò significa, in linea teorica, che la relazione storica che vuole un’inflazione italiana mediamente superiore a quella europea, al momento sia venuta meno, con la conseguenza che, stante le curve attuali, potrebbe essere più conveniente detenere in portafoglio titoli indicizzati all’HICP piuttosto che all’ITCPI. Tuttavia, le attese di bassa inflazione in Italia fa sì che i titoli legati all’ITCPI scontino maggiori potenziali di upside in caso di ripresa, anche modesta, della componente inflattiva.
A livello di duration di portafoglio, è preferibile rimanere posizionati su scadenze brevi, con strategia attendista e prudente, in ottica di un cambiamento della politica monetaria della BCE. Tuttavia, è possibile inserire in portafoglio, con percentuali moderate, titoli con duration maggiore, in funzione di eventuali mispricing o rendimenti particolarmente attraenti in rapporto al Credi Risk dell’emittente.
Portafoglio Difensivo
Il portafoglio coniuga una breve duration media con un rendimento complessivo più che soddisfacente, stante l’attuale stasi del mercato obbligazionario. I tassi di sconto allo 0,25% – minimo storico – suggeriscono prudenza nell’inserire in asset bond con scadenze oltre il 2018, dato il profilo conservativo di questo portafoglio. A dispetto dei rating (che come ormai sappiamo valgono per quel che valgono…), il livello di Credit Risk, misurato dai CDS, è piuttosto contenuto a livello generale, in linea con un modello difensivo.
Non manca un minimo di appeal speculativo su emissioni strutturate, così come non manca una consistente quota di capitale indicizzata all’inflazione italiana.
Portafoglio Aggressivo
Il portafoglio, pur mantenendo una duration complessiva moderata, esprime un rendimento a scadenza decisamente interessante, grazie ad alcune emissioni strutturate e subordinate di interesse.
A livello di Credit Risk, l’asset risulta equilibrato ed in linea con un profilo aggressivo, il quale permette di assumere dei rischi ragionati e ragionevoli. Di particolare interesse le emissioni subordinate (UBI su tutte, che in caso di esercizio della call da parte dell’emittente ha un YTC superiore al 10% su base annua), e la Dexia legata ad un paniere di fondi con un YTM minimo garantito pari a circa il 2,45% agli attuali livelli di sottostante.
Un 18% del portafoglio è comunque allocato in ottica più conservativa, in modo da bilanciare i potenziali rischi distribuiti sulle altre emissioni.
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