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Taxi o Autobus?

Taxi o Autobus?

Pubblicato Gio 07 Aprile 2022 - 10:17 da Stefano Bonini Tag: Borsa

Un paio di settimane fa ho comprato, su un famoso sito internet, una comoda poltrona da utilizzare in veranda.

 

Vista la comodità e il conseguente sequestro della stessa da parte della mia “coinquilina”, ho dovuto riacquistarne una seconda identica constatando un incremento del prezzo – nel giro di una settimana – del 6%.

 

Ieri ho ricevuto comunicazione da Telepass che il costo del canone aumenterà del 55%.

 

In Germania le principali catene della grande distribuzione hanno annunciato un drastico aumento dei prezzi dei generi alimentari di prima necessità, nel caso della catena Aldi questo varierà fra un minimo del 20% e un massimo del 50%.

 

In particolare a subire i maggiori incrementi sono prodotti come pane, burro, carne, salsicce, ortaggi e uova.

Insomma, la base della cucina tedesca.

 

Mi è venuta in mente una “storiella” presente nel testo di macroeconomia che usavo all’università: “negli anni 80 in argentina era più economico prendere

il taxi dell’autobus, visto che il tassista viene pagato a fine corsa”.

 

È solo una battuta e si riferisce ad un periodo in cui in Argentina il tasso mensile dell’inflazione era il 200% e nel 1989 arrivò al 5.000%.

 

Non siamo e non saremo mai in quella situazione, ma il tedesco medio vede materializzarsi immediatamente lo spettro della Repubblica di Weimar: l’immagine della carriola piena di monetine per andare a fare la spesa.

 

Non a caso, il ministro delle Finanze tedesco ha dichiarato come la crisi ucraina stia colpendo il benessere stesso della società tedesca.

 

In questo scenario non è un caso che l’ex colomba tedesca del board della BCE, Isabel Schnabel, ospite a Cernobbio, abbia difeso a spada tratta la decisione di bloccare gli acquisti e avviare un processo di normalizzazione dopo due anni di Pepp.

 

Insomma, chi nel quadrilatero Atene-Roma-Madrid-Lisbona sperava che quanto sta accadendo in Ucraina avrebbe portato in dote quantomeno il bicchiere mezzo pieno di una Banca centrale che continuasse con il supporto, rischia di restare profondamente deluso.

 

Cosa è cambiato negli ultimi giorni?

 

L’immagine dei cadaveri nelle strade di Bucha hanno impresso un’accelerazione imprevista alla possibilità di nuove sanzioni europee che vadano a colpire direttamente il settore energetico russo.

 

A quel punto appare molto probabile lo stop di Gazprom alle forniture di gas verso l’Europa, di fatto già bloccate da venerdì scorso sulla tratta Yamal-Europe, che dalla Polonia porta i flussi verso l’hub tedesco di Mallnow.

 

Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, aveva dichiarato a fine marzo: "se si chiudessero i tubi dalla Russia, l'effetto sarebbe insostenibile, il prezzo [del gas] supererebbe i 300 euro per megawattora e l'inflazione schizzerebbe al 14%.

 

Riguardo alla benzina, il prof. Tabarelli ipotizza che in questo scenario “arriverebbe a 3 euro al litro, con un prezzo di mercato tra 200 e 300 dollari al barile”.

 

Considerando che il presidente Draghi ci chiede se preferiamo “la pace o i condizionatori”, possiamo dire che il percorso sia ben chiaro, a meno di qualche coup de théâtre.



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