Chi pensava che l’azione di “repressione” cinese del 26 luglio fosse un caso isolato forse non ha ben chiara la politica di Pechino.
Dopo gli attacchi ai copyright musicali, all’e-commerce e all’istruzione on line che hanno fatto crollare le borse una settimana fa, adesso è il momento dei videogiochi.
Al riguardo l’Economic Information Daily (EID), media cinese legato all’agenzia di stampa ufficiale del governo, Xinhua, li ha definiti "oppio spirituale" e "droghe elettroniche".
La notizia è stato successivamente cancellata dal sito on line, sebbene sia rimasta disponibile nella versione cartacea, raccontano fonti locali.
L'articolo segnala la "diffusa dipendenza da gioco" tra i bambini e sottolinea che potrebbe "incidere negativamente sulla loro crescita".
Analisti diDZT Research, società specializzata in mercati asiatici, nel dichiarare che non si deve mai sottovalutare nessuna notizia di Xinhua, hanno evidenziato che "la scelta della parola oppio è particolarmente dura e che sarebbe sorprendente se i regolatori non facessero niente".
Le azioni delle aziende di videogiochi hanno iniziato a tremare con Tencent che a Hong Kong è crollata fino all'11% e ha lasciato sul piatto quasi 60 miliardi USD di capitalizzazione.
Forti vendite si sono registrate anche sulle azioni di altre società del settore, come NetEase e XD Inc.
Tencent ha dichiarato di impegnarsi affinché sia ridotto il tempo di gioco dei minori a solo un'ora durante i giorni feriali e a non più di due durante i giorni festivi e le vacanze, oltre a vietare gli acquisti ai bambini di età inferiore ai 12 anni.
La battaglia di Pechino contro i videogiochi non è una novità, infatti nel 2018, erano state congelate per dieci mesi le approvazioni di nuovi giochi, costando a Tencent più di 1 miliardo di dollari in vendite perse e un crollo del prezzo delle azioni.
L’anno successivo sono state poi introdotte regole che vietano ai minori di 18 anni di giocare online e il mese scorso sono stati sviluppati sistemi di riconoscimento facciale per impedire ai bambini di utilizzare i documenti d'identità dei genitori per gli acquisti “in-game”.
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