La logica non si applica più alla crisi Russia – Ucraina e va bene non parlare troppo del quadro politico e militare complessivo perché la storia per sua definizione è nota solo a posteriori. E se fai il mio mestiere rischi davvero molto a giocare il ruolo di Mago Merlino quando in realtà non hai santi a cui attaccarti. Si legge infatti di tutto e il contrario di tutto. E la bulimia di informazioni in lingue diverse porta solo alal confusione. Il Wall Street Journal pubblica un articolo delirante in cui racconta di come alcuni hedge fund stanno iniziando a comprare bond ucraini e russi a caccia del colpo del secolo: i bond ucraini quotano 42 centesimi mentre i bond russi sovrani denominati in dollari quotano 17 centesimi contro i 95 di prima dell’invasione. Per alcuni manager, tra cui l’altisonante Mohamed El-Erian, l’Ucraina dopo la guerra rimarrà indipendente in qualche modo e riceverà massicci aiuti da parte degli USA.
Per altri manager diventerà parte della Russia e nessun creditore vedrà indietro un soldo. Chi avrà ragione ? Per questo ci dobbiamo affidare ai grafici per capire come e quanto il mercato reagirà a questa situazione.
Ci sono due situazioni tecniche diverse: gli indici USA e gli indici europei.
Gli indici azionari USA non risentono in maniera pesante della situazione e diciamo che nessuna trendline è stata rotta ed anzi la forza ribassista negli ultimi giorni si è affievolita.
Gli indici europei sono in caduta libera, a pera. E davanti a tutti c’è il Ftse All Share appesantito dalle banche e dalle assicurazioni che fanno da padrone sul nostro listino. Unicredit e Banca Intersa sono esposti nei confronti della Russia e le proiezioni parlano di utili inferiori alle attese per qualche decina di miliardi.
Siccome Banca Intesa ha già annunciato di non voler toccare il dividendo come si fa a ripianare l’ammanco ? Facile: si tagliano gli impieghi cioè si attua una politica deflazionistica.
Questo è quello che il mercato teme, oltre al fatto che molte aziende siderurgiche o comunque sia energivore hanno annunciato di sospendere la produzione.
“Sarebbe un periodo d’oro – mi raccontava deluso un imprenditore del settore ceramico di Sassuolo – le aziende ceramiche sono piene di ordini ma con questi prezzi se produci vai in perdita subito. Solo i grandi gruppi possono produrre per un periodo di tempo limitato in perdita, i piccoli se lo fanno saltano. Stiamo vivendo momenti incredibili”.
L’improvvidenza del nostro paese in termini di politica energetica è proverbiale e quindi siamo puniti per la manica di incompetenti che si sono alternati al governo negli ultimi 30 anni. Ma torniamo a noi facendo calcoli molto tristi per il nostro indice nazionale del Ftse All Share: francamente gli indici USA non hanno obiettivi chiari, nessuna trendline è stata rotta, si tratta quasi di un ritracciamento salutare. Per il Ftse All Share siamo forse all’inizio di un movimento che ci potrebbe riportare in fondo alla congestione, cioè a quel livello che abbiamo toccato durante la pandemia, tra i 13.000 e i 15.000 del Ftse All Share.
Il primo obiettivo del nostro indice Ftse All Share, dato dalla proiezione della distanza massima tra il picco sopra la trendline e la trendline stessa dal punto di rottura della trendline, è a 22.800.
L’autore è iscritto all’Ordine dei Giornalisti e non detiene gli strumenti finanziari oggetto delle sue analisi.
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