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O il crack o rimbalzone ?

O il crack o rimbalzone ?

Pubblicato Lun 31 Marzo 2025 - 09:31 da Emilio Tomasini Tag: Borsa

Può succedere di tutto questa settimana, dal crack al rimbalzone. Difficile che non succeda niente.

 

Tecnicamente Wall Street è appesa ad un filo: possiamo avere un doppio minimo così come possiamo avere un uncino ribassista e allora facciamo un bel ciaone al rialzo. La trendline rialzistsa sull’SP500 passa sotto e quindi c’è spazio per scendere fino a 5.400 senza rompere niente, poi inizia ad essere pericoloso perché la trendline passa vicino:

 

 

Sul Ftse MIB 40 iniziamo a costruire un possibile doppio massimo ma il ragionamento secondo me che dobbiamo iniziare a fare è che se un mercato arriva a 40.000 e il massimo storico precedente è a 44.000 e gli operatori iniziano ad andare per il sottile ecco che vengono dei dubbi a tutti. Un +10% o un -10% in Borsa di questi tempi è come acqua fresca e quindi forse siamo arrivati a fine corsa:

 

 

Naturalmente, nel corso di questa nuova settimana di contrattazioni, i riflettori saranno puntati sul dossier centrale dei dazi doganali voluti da Donald Trump. Mercoledì 2 aprile, infatti, è attesa l’annunciata comunicazione del presidente americano in merito ai cosiddetti “dazi reciproci”. Il principio è semplice: applicare ai beni importati negli Stati Uniti un livello di tassazione pari a quello imposto dai paesi d’origine sui prodotti americani.

 

Altro appuntamento cruciale della settimana: giovedì 3 aprile. In quella data inizieranno a emergere le prime valutazioni sull’impatto delle sovrattasse del 25% introdotte sulle automobili esportate negli Stati Uniti e non prodotte sul suolo americano.

Il discorso però è molto semplice: sembra che un punto percentuale di tariffa doganale spinga al rialzo l’inflazione USA di circa 0.1 per cento. Fate voi i vostri conti di quello che sta per succedere.

 

I mercati hanno aperto la giornata di venerdì scorso con una serie di dati economici, guidata dal report sulla spesa per consumi personali (PCE) di febbraio – una pubblicazione chiave attentamente monitorata dalla Federal Reserve. Particolarmente rilevante è stato l’indice dei prezzi PCE core, che esclude le componenti più volatili come cibo ed energia. L’indice è salito dello 0,4% a febbraio, superando le previsioni degli economisti, che puntavano su un +0,3%, secondo un sondaggio del Wall Street Journal.

 

Il dato, più caldo del previsto, ha portato il tasso d’inflazione annuale core al 2,8%, in aumento rispetto al 2,7% di gennaio, rafforzando la sensazione che l’inflazione resti ostinatamente al di sopra dell’obiettivo del 2% fissato dalla Fed – un elemento che potrebbe complicare ulteriormente le prossime mosse della banca centrale in materia di tassi d’interesse.

 

Insomma il quadro è chiaro: più inflazione per tutti, compresi noi europei perchè queste statistiche le potete ribaltare tranquillamente anche per noi italiani.

 

Aggiornamento a metà giornata.



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