A pochi mesi dall’inizio del secondo mandato presidenziale di Donald Trump, il quadro è cambiato rapidamente. L’amministrazione ha preso una direzione netta: rilancio dei combustibili fossili, riduzione delle regolamentazioni ambientali e tagli agli incentivi per l’elettrico. Per Tesla, questa non è solo una sfida: è un colpo diretto al cuore del suo modello di business.
Elon Musk si trova ora a navigare un contesto ostile, in cui la narrazione ufficiale dipinge l’auto elettrica come un lusso progressista, mentre il governo favorisce apertamente il settore petrolifero. Eppure Tesla non è un nemico della produzione americana: le sue Gigafactory in Texas e California sono esempi di manifattura nazionale avanzata. Ma ciò non basta a garantirle un trattamento preferenziale in un clima politico sempre più ideologico.
Tesla resta un'azienda solida, con margini positivi e una cassa consistente. Tuttavia, la crescita ha rallentato nel 2024 e il quadro competitivo si è fatto più duro: la guerra dei prezzi nel settore EV, l’aggressività cinese sui mercati esteri e la sfiducia di una parte del mercato stanno mettendo alla prova l’azienda.
I progetti di lungo termine, come Dojo, il Tesla Bot e l’espansione dell’autonomia di guida, continuano a rappresentare il vero potenziale della compagnia. Ma nel breve periodo, il mercato sembra chiedere a Musk qualcosa di più tangibile: margini, volumi, solidità.
Con multipli di valutazione ancora elevati rispetto ai competitor tradizionali del settore auto, Tesla non può più permettersi incertezze. In un contesto di tassi alti e narrativa “anti-green”, ogni trimestre conta.
L’andamento di Tesla negli ultimi anni riflette perfettamente questa tensione. Dopo l’esplosione del 2020–2021, il titolo ha attraversato una lunga fase correttiva, scendendo dai massimi sopra i 400 dollari fino ai 100 del 2023. Da lì è iniziato un nuovo ciclo, più cauto, ma comunque sostenuto.
Nel 2024 TSLA è tornata sopra i 300 dollari, ma senza riuscire a rompere con decisione le resistenze principali. Il recente ritracciamento verso l’area dei 217 dollari mostra un mercato che cerca una nuova base, in bilico tra entusiasmo per il futuro tecnologico e cautela per il contesto macro.
Le barre mensili parlano chiaro: ampiezza e ombre marcate indicano un equilibrio instabile. Un eventuale ritorno sotto i 200 dollari potrebbe accelerare le vendite, mentre un breakout sopra 320–330 darebbe forza a un nuovo impulso rialzista.
Il rapporto tra Musk e Trump non è mai stato semplice. A fasi alterne si sono ammirati, appoggiati, punzecchiati. Ma oggi, al netto delle dichiarazioni pubbliche, le loro visioni sembrano incompatibili. Trump promuove un’America energivora e centrata sul petrolio. Musk punta su elettrico, robotica e decarbonizzazione. I due stanno giocando su tavoli diversi — e la distanza si nota.
Anche sulle piattaforme social, dove un tempo potevano trovare convergenze, oggi sembrano parlarsi poco. X (ex Twitter), sotto la guida di Musk, resta uno spazio aperto ma non allineato con la propaganda trumpiana. Truth Social, invece, segue logiche più interne al mondo MAGA.
La domanda chiave è strategica: Musk saprà adattarsi alla nuova era, magari cercando compromessi politici? Oppure Tesla dovrà reggere l’urto da sola, scommettendo ancora una volta tutto sul futuro?
L’autore è iscritto all’Ordine dei Giornalisti e non detiene gli strumenti finanziari oggetto delle sue analisi.
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